sabato 18 settembre 2010

Ascoltarti è una festa

19 settembre

XXV DOMENICA DEL TEMPO COMUNE

Testo preso dal libro
del biblista
Fernando Armellini
Ascoltarti è una festa.
Le letture domenicali spiegate alla comunità
Anno C
Ed. Messaggero, Padova, pp. 520-529

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,1-13.
Diceva anche ai discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.
Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.
L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno.
So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo:
Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.
Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?
E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».



Amministratori di beni che non ci appartengono

“Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti” (Sal 24,1).
L’uomo è un pellegrino, vive da straniero in un mondo non suo. E’ un viandante che attraversa il deserto: gli appartiene tanta terra quanta ne può calpestare con il suo piede; appena muove un passo già non è più sua.
Gli uomini non sono padroni, ma amministratori dei beni di Dio. E’ l’affermazione che viene ripetuta con insistenza dai padri della Chiesa. Ne ricordiamo uno, Basilio: “Non sei tu un ladro quando consideri come tue le ricchezze di questo mondo, ricchezze che ti sono state consegnate solo affinché tu le amministrassi?”.
L’amministratore è un personaggio che compare più volte nelle parabole di Gesù.
Abbiamo quello “fedele e saggio” che non agisce in modo arbitrario, ma utilizza i beni che gli sono stati affidati secondo la volontà del padrone: sfama gli altri servi. Ne abbiamo invece un altro che, in assenza del Signore, approfitta della sua posizione per “farla da padrone” e darsi alle crapule (Lc 12,42-48).
C’è l’amministratore intraprendente, che si impegna, ha il coraggio di rischiare e fa rendere i capitali del padrone e uno fannullone e infingardo (Mt 25,14-30).
Il più imbarazzante è l’amministratore “scaltro” del quale si parla nel Vangelo di oggi.
Nelle mani di ogni uomo il Signore colloca un tesoro. Che fare per amministrarlo bene?

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
“Alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore”.

Padre Fernando Armellini

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