giovedì 28 gennaio 2010

Gesù cacciato dalla sinagoga

Omelia del giorno 31 Gennaio 2010

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Gesù cacciato dalla sinagoga

Ci sono momenti nella vita di un Pastore, a cominciare dal S. Padre, in cui sente necessario 'alzare la voce' per affermare la Verità, in un mondo che cerca di far valere la 'sua verità', che è menzogna e rischia di portare fuori strada tanti, voltando le spalle a Dio.

Sono momenti necessari e 'guai a me – dice l'Apostolo – se non predicassi!

Occorre avere la consapevolezza di cui parla il Profeta Geremia oggi: "Prima di formarti – dice il Signore – nel grembo materno, ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato, ti ho stabilito profeta delle nazioni. Tu, dunque, cingiti i fianchi, alzati e dì loro tutto ciò che ti ho ordinato; non spaventarti alla loro vista, altrimenti ti farò temere davanti a loro. Ed ecco oggi faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo, contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i sacerdoti e il popolo del paese Ti muoveranno guerra, ma non ti vinceranno, perché Io sono con te per salvarti" (Gr. 1, 4-19).

Sono i momenti in cui bisogna ricordare agli uomini la verità della vita, quella che esce dalla bocca di Dio ed investe, o dovrebbe investire, ciascuno, fino a tornare alla vera via della vita.

Sono i momenti in cui bisogna usare il 'bisturi', in piaghe che potrebbero minacciare non solo l'esistenza fisica, ma la stessa esistenza spirituale, se non si interviene. Succede quando ci sono atteggiamenti di singoli o di comunità, che sono in netto contrasto con la verità e la legge dell'amore, arrivando, a volte, a creare una cultura che chiama onesto l'immorale, necessità ciò che invece è crimine. Come è stato da noi il divorzio, l'aborto, la lotta 'civile' per l'eutanasia', come il fare intendere che l'uso delle droghe non fa male!!! Come la catena di delitti che insanguinano i nostri paesi, fin nelle famiglie - per 'futili motivi'!!! - la morte di milioni per fame - per la salvaguardia del benessere di pochi!!! - la smodata ricchezza, che non si cura per nulla della sempre più diffusa povertà.

Ci fu un tempo che qui, da vescovo, nel mio ambiente si uccideva o si intendeva l'estorsione come mercato lecito; ci si faceva battaglia per il commercio delle droghe. Di fronte a questa scalata di criminalità, nella gente comune sale la paura, fino a spegnere la voglia di gioia che abbiamo tutti. La paura, poi, rende diffidenti, timorosi gli uni degli altri. Fu cosi che a Natale decisi di farmi 'muro di bronzo' verso l'atmosfera velenosa che si respirava. Improvvisamente, come una sorpresa inattesa, le mura della città furono ricoperte di manifesti, che invitavano tutti a prendere posizione. L'avevo pensato molto, quel manifesto, scomodo ma necessario. Si intitolava 'Lettera agli uomini della camorra'. Tra l'altro dicevo: "Voi, uomini della camorra, chiunque siate, da troppo tempo, seguendo un sentiero che certamente non porta alla pace di Betlemme, ma ad una foresta di vendette, di resa dei conti, di loschi interessi, che hanno un solo nome 'crimini contro l'uomo', state riempiendo le nostre contrade impaurite di morti. Sparando contro gli uomini, forse senza saperlo, sparate contro la vostra stessa dignità di figli di Dio, contro Dio stesso che è sempre in ogni uomo. Sparate contro la vostra città, trasformando il canto natalizio `Tu scendi dalle stelle', in una pioggia di lacrime, di odio, di sangue e di paura. È questo forse il Natale che volete per voi, per i vostri cari, per noi? Questa è solo barbarie che vi disonora e distrugge. Ma ricordatevi bene, uomini della camorra, ci sono uomini e donne, giovani, che amano la libertà come diritto a crescere; vorrebbero vivere con amore, unica grandezza di ogni uomo; vorrebbero costruire la pace come sola via alla civiltà. Non hanno alcuna intenzione di farsi piegare dalla paura e dalla vostra crudeltà. Oppongono il coraggio delle persone oneste che credono nella civiltà dell'amore. Per voi non vogliamo né odio, né vendetta, né carcere, né morte: preghiamo solo che deponiate le armi della morte e l'assurda arroganza che esibite...".

Da molti di loro non fu accolta con molto favore, anzi si proposero la vendetta, per la paura che la gente desse ascolto alla lettera e cessasse di vivere nel timore. Pagai per anni il prezzo di essere scortato. Un duro prezzo, ma da quel momento iniziò il cammino verso la vera libertà, che è tuttora.

Vi fu il tempo in cui, sollecitato da molti uomini della camorra ad offrire la loro resa nella dissociazione, per poter in cambio evitare l'ergastolo, mi feci 'loro voce'. Furono momenti molto difficili, perché non ci fu accoglienza da parte delle autorità, solo qualche giudice accolse l'invito.

Questo continuo battersi per la giustizia anche nella Chiesa, da alcuni, non era ben visto, come fosse un danno alla serenità. Una sera, durante un incontro, alcuni mi dissero: 'Perché non te ne vai in un'altra diocesi: qui pochi ti assecondano o ti vogliono'. Pensai a quello che era accaduto a Gesù.

Oggi, c'è da notare che la Chiesa da tempo si distingue per la forza di gridare la verità contro gli errori, senza riguardo a nessuno, divenendo così la speranza dei poveri, dei perseguitati, dei malati di AIDS, dei tossicodipendenti e, in questi giorni, degli immigrati. Basta leggere la cronaca del nostro tempo. Sembra non si sia mai spento il grido di Giovanni Paolo II – che sempre mi faceva coraggio a non venir meno e ora si avvia agli onori degli altari – ad Agrigento, durante la sua visita pastorale in Sicilia: 'Non uccidete!'. Così come ogni volta ci incontravamo mi raccomandava : 'Non abbia paura!'.

Tanti oggi mi chiedono quale sia stata l'ispirazione, che mi portò a prendere certe posizioni.

Lo evidenziai in una lettera pastorale, scritta nei tempi duri, proprio rivolgendomi alla camorra. Un `imperativo' tratto dal profeta Isaia: 'Per amore del mio popolo non tacerò'.

Il Vangelo di oggi ci mostra come Gesù, dopo aver proclamato chi era – come abbiamo letto domenica scorsa. 'Lo Spirito del Signore mi ha mandato...' - , prima sorprende, poi discutono sulla sua identità e, alla fine, per la loro incredulità, viene cacciato e cercano di eliminarlo.

Incredibile, se non fosse che questo succede anche oggi con chi, dicendo la verità, smaschera l'ipocrisia. Ma è bene leggere con stupore e sofferenza il Vangelo:

"Gesù prese a dire nella sinagoga: 'Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi'. Tutti gli rendevano testimonianza ed erano ammirati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: 'Non è il figlio di Giuseppe?: Ma Egli rispose: 'Di certo voi mi citerete un proverbio: medico cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accade a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!: Poi aggiunse: 'Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e tre mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese, ma a nessuna di esse fu mandato il profeta Elia, se non alla vedova di Zarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro'.

All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono presi da sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero sul ciglio sul quale la loro città era situata per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò" (Lc. 4, 21-30).

Si rimane allibiti, sconcertati, dal come i suoi concittadini passino dalla meraviglia, per le parole di Gesù, ad invitarlo quasi a dare spettacolo (assurdo per la sua divinità), sottolineando la sua provenienza povera, e infine, davanti alla risposta sincera di Gesù, che non era certo un esibizionista, manifestano la durezza del loro cuore: le parole chiare di Gesù immediatamente accendono un odio che non ha confini,. fino a volerlo gettare dal dirupo su cui poggia Nazareth!

Così commenta Paolo VI: "Gesù così incontra resistenza e ostilità. Ora un simile atteggiamento può essere riferito anche a noi oggi. Siamo per Cristo, oppure no? Rimaniamo cristiani o avviene il contrario? La Chiesa chiede a tutti noi: siete pronti a confermare vera la vostra adesione e fedeltà? Ma noi vorremmo rivolgere singolarmente a ciascuno di voi, per parlare con voce sommessa e dire: 'Tu accetti il Signore? Gli vuoi veramente bene? Pensi alle sue parole e le accetti? Sono vere per te, o passano come farfalle senza mèta? Sono effettivamente il colloquio tuo con Dio? Incalzano sopra di te e trovano posto nella tua vita?....ricordiamoci che la prima forma di negazione è il sistematico rifiuto di credere. C'è anche chi dice, come fecero nel Vangelo i compaesani di Nazareth: 'Signore, facci vedere un miracolo e allora crederò. Voglio vedere un segno come intendo io.' E se tutto questo non avviene si è pronti a cacciarlo dalla vita... Ma l'intero Vangelo, che è pieno di meraviglie, prove, luci, conferme, non aderisce al desiderio di quanti `tentano Dio'. Egli si dona con discrezione e totalità se ci si affida con fiducia" (21 marzo 1965).

Vorrei pregare Gesù, oggi, con le parole di Madre Teresa:

"Io credo nel tuo Amore, o mio Dio.

Guardando la Croce, fa' che possa vedere Gesù che inclina la testa

per dargli un bacio;

vedere il suo cuore aperto per offrirmi rifugio,

e non avere più paura, perché Tu mi ami e ci amiamo.

Anche se peccatori, Tu ci ami; il Tuo amore è fedele.

Resta con noi, Signore, sempre!"

domenica 17 gennaio 2010

Le nozze di Cana

Le nozze di Cana

"Nell’episodio delle nozze di Cana", ha detto il Papa nel 1997, "san Giovanni presenta il primo intervento di Maria nella vita pubblica di Gesù e mette in luce la sua cooperazione alla missione del Figlio". Testi di san Josemaría sul secondo mistero luminoso del Rosario.


Opus Dei -
VANGELO DI SAN GIOVANNI:
Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora".

La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".

Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".
Gv 2, 1-10

TESTI DI SAN JOSEMARÍA:
Dei tanti invitati a quelle vivaci nozze di paese, soltanto Maria si avvede che manca il vino (cfr Gv 2, 3). Se ne accorge lei sola, e tempestivamente. Come ci risultano famigliari le scene della vita di Cristo! In esse la grandezza di Dio si intreccia con la vita più comune e quotidiana. È tipico della donna di casa avveduta e prudente notare una manchevolezza, badare ai piccoli dettagli che rendono amabile la vita: tale è il comportamento di Maria.

– Fate quello che vi dirà (Gv 2, 5).
(…)
Se la nostra fede è debole, ricorriamo a Maria. Per il miracolo delle nozze di Cana, compiuto da Cristo per la preghiera di sua Madre, i suoi discepoli credettero in lui (Gv 2, 11). Maria, nostra Madre, intercede continuamente presso suo Figlio perché ci ascolti e si manifesti anche a noi, cosicché possiamo proclamare: «Tu sei il Figlio di Dio».

Opus Dei -
– Dammi, o Gesù, questa fede, che desidero davvero! Madre mia e Signora mia, Maria Santissima, fa’ che io creda!
Santo Rosario, Appendice, 2º mistero della luce

Fate quello che vi dirà
San Giovanni raccoglie nel suo Vangelo una frase meravigliosa della Vergine. Narrando le nozze di Cana, la scena che poco fa consideravamo, l'evangelista ci riferisce che Maria, rivolta agli inservienti, disse loro: Fate quello che vi dirà (Gv 2, 5) Il segreto è tutto qui: condurre le anime a porsi davanti a Gesù e a chiedergli: Domine, quid me vis facere?, Signore, che cosa vuoi che io faccia? (At 9, 6).

L'apostolato cristiano — mi riferisco in concreto a quello di un comune cristiano, di un uomo o di una donna che vivono come uno dei tanti tra i loro simili — è una grande catechesi in cui, mediante il rapporto personale, l'amicizia leale e autentica, si risveglia negli altri la sete di Dio e li si aiuta a scoprire orizzonti nuovi: con naturalezza, con semplicità — vi dicevo — con l'esempio di una fede ben vissuta, con la parola amabile, ma piena della forza della verità divina.
Opus Dei -

Siate audaci. L'aiuto di Maria, Regina apostolorum, non vi mancherà. Perché la Madonna, che pure è sempre Madre, sa mettere i suoi figli di fronte alle loro specifiche responsabilità. A coloro che si avvicinano a Lei e ne contemplano la vita, Maria fa sempre l'immenso favore di portarli alla Croce, di porli di fronte all'esempio del Figlio di Dio. E in questo confronto in cui si decide la vita cristiana, Maria intercede perché la nostra condotta culmini nella riconciliazione del fratello minore — tu e io — col Figlio primogenito del Padre.

Molte conversioni, molte decisioni di dedizione al servizio di Dio sono state precedute da un incontro con Maria. La Madonna ne ha alimentato il desiderio di ricerca, ha stimolato maternamente le inquietudini dell'anima, ha promosso il desiderio di un cambiamento, di una vita nuova. E così quelfate ciò che Lui vi dirà si è trasformato in opere di amorosa donazione, in vocazione cristiana che illuminerà, da quel momento in poi, tutta la vita.
E’ Gesù che passa, 149


mercoledì 6 gennaio 2010

“se il chicco di grano, caduto in terra, non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto


Chiara Luce Badano, italiana, bella e sportiva, appartenente al Movimento dei Focolari


ROMA, mercoledì, 6 gennaio 2010 .

La Chiesa proclamerà presto beata una giovane scomparsa nel 1990 all'età di 18 anni: si tratta di Chiara Luce Badano.

Benedetto XVI ha infatti approvato il 19 dicembre scorso la pubblicazione del decreto che riconosce un miracolo attribuito all'intercessione di questa ragazza italiana.

È la prima appartenente al Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, a raggiungere questo traguardo.

Nel commentare la notizia Maria Voce, Presidente dei Focolari, ha detto che questo decreto “ci incoraggia a credere nella logica del Vangelo, del chicco di grano caduto in terra che muore e che produce molto frutto”.

“Il suo esempio luminoso ci aiuterà a far conoscere la luce del carisma e ad annunciare al mondo che Dio è Amore”, ha aggiunto il successore di Chiara Lubich.

Attesa per 11 anni dai suoi genitori, Chiara nasce a Sassello il 29 ottobre 1971 e cresce in una famiglia semplice che la educata alla fede.

A nove anni incontra il Movimento dei Focolari nel partecipare con papà e mamma a Roma al Family Fest - una manifestazione mondiale del Movimento dei Focolari: è l’inizio, per tutti e tre, di una nuova vita.

Aderisce come Gen (Generazione Nuova), dove scopre Dio come Amore e ideale della vita, e si impegna a compiere in ogni istante, per amore, la sua volontà.

Ha 17 anni quando un forte dolore alla spalla accusato durante una partita a tennis insospettisce i medici. Cominciano esami clinici di tutti i tipi per definire l’origine del male. Ben presto si rivela l’origine del grave male che l’ha colpita: tumore osseo.

Si susseguono controlli medici ed esami e a fine febbraio ’89 Chiara affronta il primo intervento: le speranze sono poche. Nell’ospedale si alternano le ragazze che condividono lo stesso ideale e altri amici del Movimento per sostenere lei e la sua famiglia con l’unità e gli aiuti concreti.

I ricoveri nell’ospedale di Torino diventano sempre più frequenti e con essi le cure molto dolorose che Chiara affronta con grande coraggio. Ad ogni nuova, dolorosa “sorpresa” la sua offerta è decisa: “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!”.

Presto arriva un’altra grande prova: Chiara perde l’uso delle gambe. Un nuovo doloroso intervento si rivela inutile. E’ per lei una sofferenza immensa: si ritrova come in un tunnel oscuro.

“Se dovessi scegliere fra camminare e andare in Paradiso – confida a qualcuno – sceglierei senza esitare: andare in Paradiso. Ormai mi interessa solo quello”.

Il suo rapporto con Chiara Lubich è strettissimo. Lei la chiamava “Chiara Luce”.

All’inizio dell’estate del '90 i medici decidono di interrompere le terapie: il male è ormai inarrestabile. Il 19 luglio la giovane informa Chiara Lubich della sua situazione: “La medicina ha deposto le sue armi. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua…, spesso mi sento soffocata dal dolore. Ma è lo Sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch’io ripeto con te 'Se lo vuoi tu, lo voglio anch’io'… Sono con te certa che insieme a Lui vinceremo il mondo!”.

Chiara Lubich a giro di posta le risponde: “Non temere Chiara di dirGli il tuo sì momento per momento. Egli te ne darà la forza, siine certa! Anch’io prego per questo e sono sempre lì con te. Dio ti ama immensamente e vuole penetrare nell’intimo della tua anima e farti sperimentare gocce di cielo. 'Chiara Luce' è il nome che ho pensato per te; ti piace? È la luce dell’Ideale che vince il mondo. Te lo mando con tutto il mio affetto…”.

Chiara Luce muore il 7 ottobre 1990. Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa…Le sue ultime parole rivolte alla mamma: “Sii felice, io lo sono!”.

Il papà le aveva chiesto se era disponibile a donare le cornee: aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Subito dopo la partenza di Chiara Luce per il Cielo arriva un telegramma di Chiara Lubich per i genitori: “Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro”.

La causa della sua beatificazione è stata aperta nel 1999 da monsignor Livio Maritano, vescovo di Acqui. Il miracolo di guarigione riconosciuto è avvenuto a Trieste.


PREGHIERA


O Padre, principio di ogni bene
che per i meriti del tuo Figlio Gesù
susciti meraviglie di bontà in coloro
che si affidano al tuo amore,
ti rendiamo grazie per la testimonianza
cristiana di Chiara Badano.
Animata dall'ardore del tuo Spirito,
ha trovato nell'unione con Gesù
la luce per riconoscere nell'amore
l'ideale di vita e la forza di compiere,
in filiale abbandono alla tua volontà,
l'offerta della sua giovinezza
per il bene della Chiesa.
Se è conforme al tuo disegno che
l'esempio della Venerabile Serva di Dio
venga proposto alla venerazione
dei fedeli, concedici, ti preghiamo,
la grazia ..... per l'esaltazione della
tua benevolenza di Padre.
Te lo chiediamo per Cristo,
nostro Signore. Amen


http://www.santiebeati.it/dettaglio/91545


martedì 5 gennaio 2010

Epifania del Signore

Epifania del Signore


mercoledì 6 gennaio 2010

teofania-4.jpg O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura
Is 60,1-6
La gloria del Signore brilla sopra di te.

Dal libro del profeta Isaia
Alzati, rivèstiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra,
nebbia fitta avvolge le nazioni;
ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.
Cammineranno i popoli alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te,
verranno a te i beni dei popoli.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Madian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.


Salmo Responsoriale Dal Salmo 71
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.




Seconda Lettura Ef 3,2-3a.5-6
Tutti i popoli sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.


Canto al Vangelo Cf Mt 2,2
Alleluia, alleluia.
Abbiamo visto la tua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore
Alleluia.


Vangelo Mt 2,1-12
Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.

Dal vangelo secondo Matteo
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Dopo la lettura del Vangelo, il diacono o il sacerdote, o anche un cantore, può dare l'annunzio del giorno della Pasqua.


Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l'anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 23 marzo 2008.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.

Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 6 febbraio 2008.
L'Ascensione del Signore, il 4 maggio 2008.
La Pentecoste, l'11 maggio 2008.
La prima domenica di Avvento, il 30 novembre 2008.

Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei Santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.
A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen.




Commento

"Alla Tua Luce vediamo al Luce"

I Magi, discepoli della luce, ci mostrano il corretto percorso della ragione e dei sensi per incontrare Gesù luce del mondo.
Alla Tua Luce vediamo la Luce dice il salmo 36. Ed è vero.
Senza questa luce depositata nel cuore dell'uomo che grida a Dio, risvegliata e alimentata dalla grazia, l'uomo è cieco.
Cieco totalmente o parzialmente.
Totalmente quando non riconosce Dio nel bambino di Betlemme; parzialmente quando "riconosce" Cristo ma non la Sua Chiesa e la successione apostolica.

Meno frequente la prima cecità, assai più la seconda con una miriade di sfumature.
Da quella liberale a quella progressista a quella anticlericale. Da quella di una teologia della liberazione a quella del dissenso sterile.
Celebrare l'Epifania, la manifestazione di Gesù, vuol dire, dunque, non solo riconoscere Cristo, Luce del Mondo e quindi Stella della mia storia personale.
Ma riconoscere la Chiesa come luce della mia storia. Le ombre che, inevitabilmente, sono presenti nella storia della Chiesa, passata o presente, non oscurano il fiume di grazia che essa porta e che appare "manifesto" ai semplici e ai dotti che alla Luce vedono la Luce.

Questo perché questa Luce entra nell'intimo e fa la differenza; la totale diferenza di un uomo che si ferma (e si siede) nella ricerca e di un uomo che vive per la sua fede; fede che presuppone una ricerca sincera, sofferta, dinamica e umile.
Una ricerca che coinvolge tutta la persona in scelte e tagli anche scomodi.
Questa Luce consente alla ragione di "ragionare" bene e di vedere oltre la cortina (a volte un muro) delle proprie disconosciute dinamiche e ferite categoriali ed affettive.

Quelle cortine e quei muri abbattutti a fatica ma con gioia dai santi come Francesco di Assisi che hanno fatto dell'illuminazione e della devozione la direttiva portante dell'amore a Cristo e alla Chiesa.
Qui si presenta il dissenso fecondo, quello che obbedisce e che ripara la "casa del Signore". Qui sta la vera Luce.
La Manifestazione sceglie la logica del nascondimento alla logica mondana, al fasto, al clamore e alla superbia del razionalismo.
La Manifestazione sceglie la via dell'umiltà e della temperanza; della coscienza illuminata e non confusa dalla propria pazzia e dalle proprie ferite.
Una Manifestazione che si comprende in ginocchio davanti a Gesù bambino e nel rispetto carico di ascolto davanti ai pastori della Chiesa, al di la dei propri meriti o demeriti.
Non perché questi ultimi meritino adorazione, anzi, ma perché ciò è gradito a Dio e a chi conosce l'umiltà di Betlemme.

Perché la fede in Gesù fa compiere quel salto, impossibile ad una coscienza ferita, di riconoscere il dito di Dio anche nelle contraddizioni, forse presenti, nel pastore che ci sta innanzi nell'esercizio del suo ministero.
Luce donata per tutti, credenti e non credenti ma che, specialmente in questi tempi, è chiamata ad illuminare coloro che si chiamano cattolici ma che si sono creati un Gesù ed una Chiesa a propria immagine e somiglianza.

L'Epifania dunque è festa anche Ecclesiale ed è uno stile di vita fatto di umiltà, sobrietà e temperanza.
E' la conquista del posto che il Singore ti dona anche attraverso le contraddizioni della tua storia.
Lo stile dei semplici e dei dotti che cercano la Luce e non la calpestano con le proprie ferite e con le proprie malignità.
Che amano Cristo come unico sposo e che amano la Chiesa e danno la vita per lei.
Senza cercarne un'altra da quella che si presenta storicamente... ma... lavorando umilmente e assiduamente, pagando di persona, dentro di essa. Senza cercare fughe; senza cercare sconti.
Come servi inutili e, proprio per questo, cristologicamente utilissimi.
Non alla ricerca di un ruolo o di un posto ma alla ricerca "nuda" del posto che il Signore ti dona.

Manifestazione, Epifania, vuol dire scegliere finalmente di fidarsi di Dio.
Essere cattolici infatti significa essere uomini che vivono di provvidenza. Su ogni aspetto della propria vita.
Essere cattolici è un cammino verso la nudità per essere rivestiti solo del manto e della veste che il Signore nel suo tempo e nel suo amore vuole darti.
Qui comincia la pace; nel deporre le armi e le immagini distorte che ci siamo costruiti pensando di adorare Dio ed invece servivamo solo la nostra miseria e il potere rubato con le nostre mani, l'invidia, la gelosia, la maldicenza, l'arroganza, l'arrivismo, la superbia.

Cristo Luce del mondo conceda a ciascuno di noi questa Sapienza e il desiderio di cercarla, ancora e ancora.



"Abbiamo visto sorgere la Sua stella...".

La stella che ci guida a Gesù è la Chiesa. Una stella visibile anche da paesi lontani purché si abbia il cuore puro.

La stella mette gioia perchè permette di "entrare nella Casa" cioè il luogo di intimità con Cristo.

Il luogo che è famiglia, Sacra Famiglia appunto.

Il Santo Padre in questi giorni ci ha detto che il canale prioritario di incontro con Gesù, il modo che Egli ha scelto per manifestarsi nel mondo, è la famiglia.

La famiglia è figura della Chiesa ed è il luogo luminoso dove Egli si manifesta. A sua volta la Chiesa prende le "midolla" della sua costitutività dalla Famiglia, luogo che è intimità e comunione, distinzione e crescita. Una casa.

Il legame strettissimo tra Chiesa e famiglia come luogo luminoso in cui Gesù sceglie di manifestarsi è la via prioritaria, la via sacramentale ordinaria in cui Egli, bimbo-Dio incontra l'uomo.

Erode, il nemico di Dio e dell'uomo, cerca proprio di minare questa "casa", questo luogo di luce perché è geloso ed invidioso.

Di fatto egli sarà causa, ieri come oggi, della strage di molti innocenti.

Erode sa che minando la famiglia come luogo-Chiesa di incontro luminoso con Cristo può, invidiosamente, far brillare la sua "stella" decaduta che conduce l'uomo non ad incontrare Cristo ma il nulla e la perdizione.

Noi invece, che abbiamo scelto di "entrare nella casa", portiamo volentieri a Gesù i "nostri doni".

Senza risparmiarci nel donare "tutto a colui che tutto ci ha donato". E quando diciamo tutto, diciamo proprio tutto; senza riserve.

Doniamo dunque tutto l'oro di ciò che è per noi più prezioso; tutto l'incenso della nostra più totale adorazione; tutta la mirra di tutte le nostre preziose sofferenze, piccole e grandi.

Don Paolo