venerdì 27 agosto 2010




Omelia del giorno 29 Agosto 2010

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Chi si esalta sarà umiliato


C'è una grande verità che non si può contestare, ossia sulla faccia della terra non ci sarà mai una persona che veramente possa sentirsi 'il primo di tutti, il più grande', come era ed è solo Dio in Gesù Cristo. Noi uomini possiamo solo o pavoneggiarci delle nostre futilità o, ancora peggio, vizi, oppure, se abbiamo fede, possiamo ringraziare Dio, che ci aiuta, seppure in minima parte, ad imitare la Sua grandezza.
Gesù, nella sua vita tra di noi, avrebbe potuto gloriarsi quanto e come voleva, essendo Figlio di Dio, ma, come afferma S. Paolo: ‘umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte', in altre parole si annientò sulla croce.
Tutti gli uomini - a cominciare, dall'imperatore romano, che dai suoi sudditi era considerato e venerato `come un dio', e non lo era affatto... anzi! – agli occhi di Gesù erano e siamo solo creature.
Se qualcosa, di divinamente bello, c'era e c'è, ancora oggi in noi, è la GRAZIA di DIO, ossia quello sguardo d'amore che conta e davvero 'ci rende simili a Lui'.
Non certamente quella boria con cui tante volte ci circondiamo, ricorrendo ai mille trucchi della ricchezza, ossia dell'avere più degli altri, dell'apparire più degli altri, non riuscendo a comprendere che tutto ciò nulla ha a che fare con la grandezza e bellezza dell'uomo, fatto a immagine di Dio.
Se sotto l'abito esteriore non vi è la grandezza interiore, che ripeto ha origine solo dall'Amore e dalla Presenza di Dio in noi, il pericolo è che possiamo solo assumere l'immagine di una grottesca maschera. Scrive il Siracide, il libro della Sapienza di Dio:
"Figlio, nella tua attività sii modesto, sarai amato dall'uomo, gradito a Dio.
Quanto più sei grande, tanto più umiliati,
così troverai grazia davanti al Signore, perché dagli umili è glorificato.
Una mente saggia medita le parabole; un orecchio attento è quanto desidera il saggio. L'acqua spegne un fuoco acceso, l'elemosina espia i peccati"(Sir 3, 19-21).
Ma come è difficile essere, almeno agli occhi di Dio, 'niente', o meglio, immensamente grandi perché davanti al Suo amabile Cuore, che ama, lo accogliamo e ci lasciamo rivestire di luce.
O ancora, come è difficile amare quella santa povertà di spirito, che ci fa toccare con mano il nostro `niente' e, ancora più difficile amare quella povertà che ci fa ultimi agli occhi degli uomini, malati di falsa ed effimera grandezza, ma primi agli occhi di Dio e di chi sa leggere i segni della santità. Come è stupendo presentarsi davanti al Padre, come un bimbo che, se non sorretto dalle Sue braccia, rischia di cadere! Un simile atteggiamento attira la gioia, la generosità di Dìo che subito ci rende ricchi della sua benevolenza, come fece con S. Francesco d'Assisi, l'umile per eccellenza, e con tutte le anime a Lui care.
Eppure è la stessa natura dell'amore che esige questa povertà, questa umiltà, per essere poi 'cuore aperto', in cui, chi ama possa prendere dimora totalmente e riempirci senza trovare spazi occupati o condizioni di superbia, che sono vergognoso sfratto dell'amore.
Il nostro vero valore, la nostra grandezza viene da Chi ci ama.
Abbiamo mai assistito a quello che avviene quando la mamma ha cura del suo piccolo, così debole, che necessita di tutto e che non potrebbe vivere senza che la sua mamma lo aiuti a crescere, giorno per giorno, fino a dargli la possibilità di diventare sufficiente a se stesso?
È un vero capolavoro dell'amore, che sa come far crescere chi, per la sua natura debole, davvero occupa 'l'ultimo posto'.
Tanto che è davvero mancanza di sapienza, nella crescita di un figlio, educarlo a quella vanitosa grandezza, che diventerà, domani, la superbia ambiziosa di chi vorrà sempre occupare 'il primo posto'. Le nostre care mamme dovrebbero avere questa saggezza di una educazione alla vera grandezza interiore. Ma ci vuole un amore, che non è solo naturale e a volte pericoloso sentimento, ma nasce da una profonda spiritualità, diventando saggezza, come quella dell'artista che vuole scolpire una statua di valore. È arte difficile, ma meravigliosa, molto lontana da quell'odioso e dannoso atteggiamento che sviluppa nei piccoli la voglia di essere 'i primi', magari per compensare le nostre frustrazioni di adulti. Ascoltiamo Gesù: "Avvenne un sabato che Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Osservando poi come gli invitati prendevano i primi posti, disse loro una parabola: 'Quando sei invitato a nozze, da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che lui invitato te e lui venga a dirti: `Cèdigli il posto!' . Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato, ti dica: 'Amico, passa più avanti'. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 14, 7-14).
Ma il mondo non la pensa così. Al mondo piace 'amarsi', fermarsi su se stesso, eternamente con lo sguardo allo specchio. E cerca di darsi una gloria, vestendosi di tutto ciò che può colpire lo sguardo degli altri, convincendo i 'suoi seguaci', che 'sono i primi'.
Chi non ha mai assistito al compassionevole spettacolo degli uomini che sgomitano per occupare 'i primi posti' nella graduatoria della notorietà, della politica, dello spettacolo, del potere. Lo chiamano `amore' al prestigio: 'Non sai chi sono!... fino al punto di creare angoli di mondo riservati oppure categorie distinte, che hanno un nome – e la dice lunga – `vip': personaggi 'molto importanti'!!
Tutto finirebbe nel ridicolo di una commedia senza storia e senza volto, se tanti non cercassero di modellare la propria vita e l'educazione dei figli propri su questo 'gloriarsi', che non ha origine dalla discrezione dell'amore, anzi non lo contiene l'amore, ma troppe volte è solo superbia.
Così ne parlava Paolo VI: "Sono messi allo scoperto due malanni capitali della psicologia umana, colpevoli a volte delle rovine più estese e più gravi dell'umanità: l'egoismo e l'orgoglio.
L'uomo allora si fa primo, egli si fa unico. La sua arte di vivere consiste nel pensare a se stesso e di conseguenza di sottomettere gli altri. Tutti i grandi disordini politici e sociali hanno nell'egoismo e nell'orgoglio il loro bacino di cultura, dove tanti istinti umani e tante capacità d'azione trovano il loro profondo alimento, ma anche dove l'amore non c'è più.
L'amore vi ha perduto la sua migliore e cristiana caratteristica, l'universalità, e perciò la sua vera autenticità di scoprire, conoscere, servire le sofferenze degli altri, con cuore magnanimo, come Gesù che con la sua parola e il esempio ci insegnò.
Questa parentela fra l'umiltà e l'amore, fra l'umiltà e la fortezza d'animo, fra l'umiltà e, quando si è chiamati a servire in qualsiasi modo, l'esercizio dell'autorità, indispensabile alla giustizia e al bene comune, e infine fra l'umiltà e la preghiera, deve essere oggetto di grande riflessione". (febbraio '75) Gesù, il Re della Gloria, qui tra noi, si vestì, nella sua divina missione datagli dal Padre per la nostra salvezza, si vestì di povertà e umiltà, come Sua Madre, Maria SS.ma, fino a divenire, sempre ed anche ora, 'Servo di tutti'.
Tanto povero ed umile da 'farsi' – per restare con noi 'fino alla fine dei tempi' – 'pezzo di pane', che si lascia mangiare nell'Eucarestia, proprio come un bambino che si lascia accarezzare e suscita tenerezza.
Ed è sotto questo aspetto che la Parola, che Gesù rivolse ai farisei e rivolge a noi, è davvero grande lezione di vita interiore, di efficacia nell'amore, che siamo chiamati ad esercitare.
Scriveva il caro don Tonino Bello:
"Dobbiamo essere una Chiesa accogliente. Una Chiesa che non discrimina. Una Chiesa che ha il cuore tenero, di carne e non di pietra. Una Chiesa non arcigna. Una Chiesa che non delude.
Qualche volta noi siamo portati a dire: 'Quello li non va mai in chiesa'. 'Quello non merita'. 'Chi lo conosce?'. No, non dovete agire così. A ogni minimo cenno di apertura, di attenzione, dovete essere così liberali- introdurre subito nella vostra comunità tutti coloro che vi passano accanto. Non giudicate mai nessuno: come comunità non fate mai discriminazioni.
Non compilate gli elenchi dei buoni e dei cattivi. Il vostro cuore si allarghi sempre di più. E non chiudete mai l'uscio alle- spalle- di chi se ne va Il Signore vi dia la gioia di essere- una comunità libera che sa farsi carico dei grandi problemi dell'umanità".

Antonio Riboldi – Vescovo –

domenica 8 agosto 2010

 Domenica 8 agosto 2010
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,32-48.
Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.
Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;
siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!
Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.
Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.
In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;
quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.



« Vegliate e pregate in ogni tempo » (Lc 21,36)
        O ! Quanto vorrei, amico di Dio, che in questa vita fossi sempre nello Spirito Santo. « Renderò a ciascuno secondo lo stato in cui lo troverò » dice il Signore (Ap 22, 12). Guai a noi se ci troverà appesantiti dalle preoccupazioni e dalle pene di questo mondo, perché chi potrà sopportare la sua ira e chi potrà resistirle ? Perciò è stato detto : « Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione » (Mt 26, 41). Cioè per non essere privi dello Spirito di Dio, perché le veglie e la preghiera ci danno la sua grazia.

        Certo ogni opera buona fatta nel nome di Cristo conferisce lo Spirito Santo, ma la preghiera più di ogni altra cosa, essendo essa sempre a nostra disposizione. Avresti per esempio voglia di andare in chiesa, ma la chiesa è troppo lontano, o l'ufficio è finito ; avresti voglia di fare l'elemosina, ma non vedi nessun povero o non hai moneta. Vorresti rimanere vergine, ma non lo puoi a causa della tua costituzione e delle insidie del nemico, contro le quali la debolezza della tua carne umana non ti permette di resistere ; vorresti forse trovare un'altra opera buona da fare nel nome di Cristo, ma non ne hai la forza, o l'occasione non si presenta. Invece, nessuna di tutte queste cose può impedire la preghiera : ognuno, sempre, ha la possibilità di pregare, il ricco come il povero, il notabile come l'uomo comune, il forte come il debole, quello che sta bene come il malato, il virtuoso come il peccatore...

        Tale è, amico di Dio, la potenza della preghiera. Più di ogni altra cosa, essa ci dà la grazia dello Spirito e, più di ogni altra cosa, è sempre alla nostra portata. Beati noi quando Dio ci troverà vegliando nella pienezza dei doni del suo Spirito. Potremo allora sperare di essere « rapiti tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria » (1 Tes 4, 17) quando verrà con grande potenza e gloria, a giudicare i vivi e i morti e dare a ciascuno il suo dovuto (Mt 13, 26 ; 2 Tm 4, 1). 
Meditazione del giorno
San Serafino di Sarov (1759-1833), monaco russo
Colloqui con Motovilov, 160


Assunçao de Maria


La festa dell'Assunzione, che si festeggia il 15 di questo mese, ci invita a meditare sulla gloria ineffabile della Vergine Maria, il Paradiso di Dio.
P. Pedro Morazzani Arráiz, EP
Tanto più l'uomo cerca di approfondirsi nella conoscenza di Dio, tanto più comprende che non riuscirà ad abbracciarLo, tali sono le grandezze e i misteri che gli si presentano.
Il Creatore, che stabilisce le regole, si diletta a creare magnifiche eccezioni. La Teologia ci insegna che Tre creature non potevano essere create in grado più eccellente. La prima di queste è Gesù Cristo, Uomo-Dio: impossibile che sia più perfetto, nulla gli si dovrebbe aggiungere. La seconda è Maria: "quasi divina", è l'espressione utilizzata da diversi teologi nel riferirsi alla Madre del Redentore. E infine la visione beatifica, il Cielo: il premio riservato ai giusti non potrebbe essere migliore né più grande. È lo stesso Dio che Si dà ai Beati!
Perché morì la Madre della Vita?
La pienezza delle grazie e delle perfezioni possibili ad una semplice creatura si trova in Maria Santissima. Secondo la bella espressione di Sant'Antonino, "Dio riunì tutte le acque e le chiamò mare, riunì tutte le grazie e le chiamò Maria". Fin dall'eternità, il decreto divino stabiliva il singolarissimo privilegio del fatto di essere la Vergine Santissima libera dalla macchia originale. Privilegio proprio a Colei che avrASSUNÇAO DE MARIA_5.jpgebbe generato nel suo seno il Dio stesso.
Trascorsa la sua vita in questa terra, cosa sarebbe successo a nostra Madre?
Ella, che aveva dato alla luce, nutrito e protetto il Bambino-Dio e ricevuto nelle sue braccia verginali il Corpo martoriato di suo Figlio e Redentore, era pronta ad esalare l'ultimo respiro.Come avrebbe potuto passare per l'afflizione della morte quella Vergine Immacolata, mai toccata dalla più lieve ombra di qualsiasi mancanza?
Tuttavia, come il soave declinare del sole in un magnifico tramonto, la Madre della Vita cedeva la sua anima. Perché moriva Maria? Avendo partecipato a tutti i dolori della Passione di Gesù, non volle esimersi dal passare per la morte, per imitare in tutto il suo Dio e Signore.
Di cosa morì Maria?
Perfettissima era la natura della Vergine Maria. In effetti, afferma Tertuliano che "se Dio impiegò tanta cura nel formare il corpo di Adamo grazie al pensiero di Cristo che avrebbe dovuto nascere da lui, quante maggiori cure avrà avuto nel formare il corpo di Maria, dalla quale avrebbe dovuto nascere, non in modo remoto e mediato, ma in modo vicino e immediato, il Verbo Incarnato"? (1)
Inoltre, scrisse Sant'Antonino, "la nobiltà del corpo aumenta e si intensifica in proporzione alla maggior nobiltà dell'anima, con cui è unito e da cui è informato. Ed è razionale, poiché la materia e la forma sono proporzionate una all'altra. Pertanto, partendo dal fatto che l'anima della Vergine fu la più nobile, dopo quella del Redentore, è logico concludere che anche il suo corpo fu il più nobile dopo quello di Suo Figlio" (2).
All'anima santissima di Maria, concepita senza peccato originale e piena di grazia fin dal primo istante della sua esistenza, corrispondeva pertanto un organismo umano perfettissimo, senza il benchè minimo disequilibrio.
Come conseguenza della sua natura verginale, la Madonna fu immune a qualsiasi malattia e non fu mai soggetta alla degenerazione del corpo a causa dell'età.
Di cosa morì, poi, la Madre di Dio?
Il termine dell'esistenza terrena di Maria si dovette alla "forza del divino amore e al veemente desiderio di contemplazione delle cose celestiali, che consumavano il suo cuore" (3).
La Santissima Vergine morì di amore! San Francesco di Sales descrive in questo modo questo sublime avvenimento:
"Quanto attivo e potente (...) è l'amore divino! Nulla di strano se vi dico che Nostra Signora morì a causa di questo amore, perché portando sempre nel suo cuore le piaghe del Figlio, soffriva senza abbattersi, ma finalmente morì grazie all'impeto del dolore. Soffriva senza morire, tuttavia, infine, morì senza soffrire.
O, amore di passione! Se suo Figlio era in Cielo, il suo cuore non era già in Lei. Era in quel corpo che amava tanto, ossa delle sue ossa, carne della sua carne, e verso il Cielo volava quell'aquila santa. Il suo cuore, la sua anima, tutto era in Cielo: perché avrebbero dovuto rimanere qui in terra?
"Finalmente, dopo tanti voli spirituali, tanti rapimenti e tante estasi, quel castello santo di purezza e umiltà si arrese all'ultimo assalto dell'amore, dopo averne resistito a tanti. L'amore la vinse, e portò con sé la sua benedettissima anima" (4).
La Chiesa chiama questa morte di Maria, soave e benedetta come un bellissimo tramonto, con il nome suggestivo di "dormizione", per indicare che il suo corpo non soffrì la corruzione.
Piena di grazia e piena di gloria
Quanto durò la permanenza del purissimo corpo di Maria nel sepolcro?
Non lo sappiamo. Ma secondo la tradizione la sua anima stette molto poco tempo separata dal suo corpo. E nella Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus, il Papa Pio XII afferma: "Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo".Asuncion de Maria Catedral de Siguenza IMG_1388.jpg
Così, risplendente di gloria, l'anima santissima di Nostra Signora riassunse il suo verginale corpo, rendendolo completamente spiritualizzato, luminoso, sottile, agile e impassibile.
E Maria - ovvero la "Signora di luce" - si elevò corpo e anima al Cielo, mentre le infinite legioni delle milizie angeliche esclamavano meravigliate nel contemplare la sua Sovrana mentre varcava le soglie eterne:"Chi è costei che sorge come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati?".
E si udì allora una voce potente che usciva dal trono:"Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro".
La Figlia beneamata del Padre, la Madre verginale del Verbo, la Sposa purissima dello Spirito Santo fu incoronata allora dalle Tre Divine Persone, per regnare nell'universo attraverso i secoli dei secoli "alla destra del Re" (Sl 44, 10).
Il dogma
La verità di questa glorificazione unica e completa della Santissima Vergine fu definita solennemente come dogma di Fede dal Papa Pio XII, il 1º novembre 1950, con queste belle parole:
"Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'Immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
1) De resurrectione carnis, c. VII.
2) Cfr. Gabriel Roschini, Instruções Marianas, Ed. Paulinas, São Paulo, p. 202.
3) D. Alastruey, Tratado de la Virgen Santísima, p. 414.
4) São Francisco de Sales, Obras Selectas, B.A.C., p. 480.
  1. Cfr. Cant 6,10




    L'Ascensione di Nostro Signore e l'Assunzione di Maria
È comune fare certa confusione di concetti riguardo all'Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo e all'Assunzione della Madonna. Il famoso teologo Fr. Antonio Royo Marin spiega la questione:
Non è esatta, quindi, la distinzione che stabiliscono alcune persone tra l'Ascensione del Signore e l'Assunzione di Maria, come se la prima differisse dalla seconda per il fatto di essere stata fatta grazie alla sua propria virtù o al suo potere, mentre l'Assunzione di Maria necessitava del concorso o dell'aiuto degli Angeli. Non è così. La differenza è che Cristo avrebbe potuto ascendere al Cielo grazie al suo proprio potere ancora prima della sua morte e della gloriosa risurrezione, mentre Maria non avrebbe potuto farlo – salvo per un miracolo – prima della propria risurrezione.
Tuttavia, una volta realizzata, l'Assunzione si verificò utilizzando la sua propria agilità gloriosa, senza la necessità dell'ausilio degli Angeli e senza alcun miracolo (“La Virgen María”, pp. 213-214).
(Rivista Arautos do Evangelho, Agosto/2004, n. 32, p. 18 a 20)
PIO XII
SERVO DEI SERVI DI DIO
A PERENNE MEMORIA
COSTITUZIONE APOSTOLICA MUNIFICENTISSIMUS DEUS(1)
LA GLORIFICAZIONE DI MARIA CON L'ASSUNZIONE AL CIELO
IN ANIMA E CORPO
Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d'amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8, 28).
Asunción_Pquia-Riquewihr_Alsacia_106_0665.jpgIl Nostro pontificato, come anche l'età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l'aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l'ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi.
Dio, infatti, che da tutta l'eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4, 4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria.
Questo privilegio risplendette di nuovo fulgore fin da quando il nostro predecessore Pio IX, d'immortale memoria, definì solennemente il dogma dell'immacolata concezione dell'augusta Madre di Dio. Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull'uno e sull'altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell'ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa.
Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo.
Plebiscito unanime
Per questo, quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo magistero della chiesa anche il dogma della corporea assunzione al cielo di Maria vergine.
Infatti si videro non solo singoli fedeli, ma anche rappresentanti di nazioni o di province ecclesiastiche e anzi non pochi padri del concilio Vaticano chiedere con vive istanze all'apostolica sede questa definizione.
In seguito queste petizioni e voti non solo non diminuirono, ma aumentarono di giorno in giorno per numero ed insistenza. Infatti per questo scopo furono promosse crociate di preghiere; molti ed esimi teologi intensificarono i loro studi su questo soggetto, sia in privato, sia nei pubblici atenei ecclesiastici e nelle altre scuole destinate all'insegnamento delle sacre discipline; in molte parti dell'orbe cattolico furono tenuti congressi mariani sia nazionali sia internazionali. Tutti questi studi e ricerche posero in maggiore luce che nel deposito della fede affidato alla chiesa era contenuto anche il dogma dell'assunzione di Maria vergine al cielo; e generalmente ne seguirono petizioni con cui si chiedeva instantemente a questa sede apostolica che questa verità fosse solennemente definita.
In questa pia gara i fedeli furono mirabilmente uniti coi loro pastori, i quali in numero veramente imponente rivolsero simili petizioni a questa Cattedra di S. Pietro. Perciò quando fummo elevati al trono del sommo pontificato erano state già presentate a questa sede apostolica molte migliaia di tali suppliche da ogni parte della terra e da ogni classe di persone: dai nostri diletti figli cardinali del sacro collegio, dai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi, dalle diocesi e dalle parrocchie.
Per la qual cosa, mentre elevavamo a Dio ardenti preghiere perché infondesse nella Nostra mente la luce dello Spirito Santo per decidere di una causa così importante, impartimmo speciali ordini perché si fondessero insieme le forze e venissero iniziati studi più rigorosi su questo soggetto, e intanto si raccogliessero e si ponderassero accuratamente tutte le petizioni che dal tempo del Nostro predecessore Pio IX, di felice memoria, fino ai nostri tempi erano state inviate a questa sede apostolica circa l'assunzione della beatissima vergine Maria al cielo.(2)
Il magistero della chiesa
Ma poiché si trattava di cosa di tanta importanza e gravità, ritenemmo opportuno chiedere direttamente e in forma ufficiale a tutti i venerabili fratelli nell'episcopato che Ci esprimessero apertamente il loro pensiero. Perciò il 1° maggio 1946 indirizzammo loro la lettera [enciclica Deiparae Virginis Mariae, in cui chiedevamo: «Se voi, venerabili fratelli, nella vostra esimia sapienza e prudenza ritenete che l'assunzione corporea della beatissima Vergine si possa proporre e definire come dogma di fede, e se col vostro clero e il vostro popolo lo desiderate».
E coloro che «lo Spirito Santo ha costituito vescovi per pascere la chiesa di Dio» (At 20, 28) hanno dato all'una e all'altra domanda una risposta pressoché unanimemente affermativa. Questo «singolare consenso, dell'episcopato cattolico e dei fedeli»,(3) nel ritenere definibile, come dogma di fede, l'assunzione corporea al cielo della Madre di Dio, presentandoci il concorde insegnamento del magistero ordinario della chiesa e la fede concorde del popolo cristiano, da esso sostenuta e diretta, da se stesso manifesta in modo certo e infallibile che tale privilegio è verità rivelata da Dio e contenuta in quel divino deposito che Cristo affidò alla sua Sposa, perché lo custodisse fedelmente e infallibilmente lo dichiarasse.(4) Il magistero della chiesa, non certo per industria puramente umana, ma per l'assistenza dello Spirito di verità (cf. Gv 14, 26), e perciò infallibilmente, adempie il suo mandato di conservare perennemente pure e integre le verità rivelate, e le trasmette senza contaminazione, senza aggiunte, senza diminuzioni. «Infatti, come insegna il concilio Vaticano, ai successori di PiMV - Pinacoteca - 037 -   Assunzione di Maria - Silvestro dei Gherarducci - XIV.jpgetro non fu promesso lo Spirito Santo, perché, per sua rivelazione, manifestassero una nuova dottrina, ma perché, per la sua assistenza, custodissero inviolabilmente ed esponessero con fedeltà la rivelazione trasmessa dagli apostoli, ossia il deposito della fede».(5) Pertanto dal consenso universale di un magistero ordinario della chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l'assunzione corporea della beata vergine Maria al cielo, - la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell'augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della chiesa debbono crederla con fermezza e fedeltà. Poiché, come insegna lo stesso concilio Vaticano, «debbono essere credute per fede divina e cattolica tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o trasmessa oralmente o col suo ordinario e universale magistero, propone a credere come rivelate da Dio».(6)
Di questa fede comune della chiesa si ebbero fin dall'antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente.
I fedeli, guidati e istruiti dai loro pastori, appresero bensì dalla s. Scrittura che la vergine Maria, durante il suo terreno pellegrinaggio, menò una vita piena di preoccupazioni, angustie e dolori; inoltre che si avverò ciò che il santo vecchio Simeone aveva predetto, perché un'acutissima spada le trapassò il cuore ai piedi della croce del suo divino Figlio, nostro Redentore. Parimenti non trovarono difficoltà nell'ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere e professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l'augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall'amore verso colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l'armonia meravigliosa dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all'alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto.
L'omaggio dei fedeli
Questa stessa fede attestano chiaramente quegli innumerevoli templi dedicati a Dio in onore di Maria vergine assunta al cielo, e le sacre immagini ivi esposte alla venerazione dei fedeli, le quali pongono dinanzi agli occhi di tutti questo singolare trionfo della beata Vergine. Inoltre città, diocesi e regioni furono poste sotto la speciale tutela e patrocinio della Vergine assunta in cielo; parimenti con l'approvazione della chiesa sono sorti Istituti religiosi che prendono nome da tale privilegio. Né va dimenticato che nel rosario mariano, la cui recita è tanto raccomandata da questa sede apostolica, viene proposto alla pia meditazione un mistero che, come tutti sanno, tratta dell'assunzione della beatissima Vergine.
La liturgia delle chiese d'oriente e d'occidente
Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall'antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra liturgia, «essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana».(7)
Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell'Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a lei elargiti. Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d'immortale memoria, mandò all'imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: «Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei».(8)
Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza. Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria «inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini». E nella liturgia bizantina viene ripetutamente collegata l'assunzione corporea di Maria non solo con la sua dignità di Madre di Dio, ma anche con altri suoi privilegi, specialmente con la sua maternità verginale, prestabilita da un disegno singolare della Provvidenza divina: «A te Dio, re dell'universo, concesse cose che sono al disopra della natura; poiché come nel parto ti conservò vergine, così nel sepolcro conservò incorrotto il tuo corpo, e con la divina traslazione lo conglorificò».(9)
La festa dell'Assunta
Il fatto poi che la sede apostolica, erede dell'ufficio affidato al Principe degli apostoli di confermare nella fede i fratelli (cf. Lc 22, 32), con la sua autorità rese sempre più solenne questa festa, stimolò efficacemente i fedeli ad apprezzare sempre più la grandezza di questo mistero. Così la festa dell'Assunzione dal posto onorevole che ebbe fin dall'inizio tra le altre celebrazioni mariane, fu portata in seguito fra le più solenni di tutto il ciclo liturgico. Il Nostro predecessore s. Sergio I, prescrivendo la litania o processione stazionale pASSUNÇAO DE MARIA_3.jpger le quattro feste mariane, enumera insieme la Natività, l'Annunciazione, la Purificazione e la Dormizione di Maria.(10) In seguito s. Leone IV volle aggiungere alla festa, che già si celebrava sotto il titolo dell'Assunzione della beata Genitrice di Dio, una maggiore solennità, prescrivendone la vigilia e l'ottava; e in tale circostanza volle partecipare personalmente alla celebrazione in mezzo a una grande moltitudine di fedeli.(11) Inoltre che già anticamente questa festa fosse preceduta dall'obbligo del digiuno appare chiaro da ciò che attesta il Nostro predecessore s. Niccolò I, ove parla dei principali digiuni «che la santa chiesa romana ricevette dall'antichità ed osserva tuttora».(12)
Ma poiché la liturgia della chiesa non crea la fede cattolica, ma la suppone, e da questa derivano, come frutti dall'albero, le pratiche del culto, i santi padri e i grandi dottori nelle omelie e nei discorsi rivolti al popolo in occasione di questa festa non vi attinsero come da prima sorgente la dottrina; ma parlarono di questa come di cosa nota e ammessa dai fedeli; la chiarirono meglio; ne precisarono e approfondirono il senso e l'oggetto, dichiarando specialmente ciò che spesso i libri liturgici avevano soltanto fugacemente accennato: cioè che oggetto della festa non era soltanto l'incorruzione del corpo esanime della beata vergine Maria, ma anche il suo trionfo sulla morte e la sua celeste «glorificazione», a somiglianza del suo unigenito Gesù Cristo.
La voce dei santi padri
Così s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'assunzione corporea dell'alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio».(13)
Queste espressioni di s. Giovanni Damasceno corrispondono fedelmente a quelle di altri, affermanti la stessa dottrina. Infatti parole non meno chiare e precise si trovano nei discorsi che in occasione della festa tennero altri Padri anteriori o coevi. Così, per citare altri esempi, s. Germano di Costantinopoli trovava consentanea l'incorruzione e l'assunzione al cielo del corpo della Vergine Madre di Dio, non solo alla sua divina maternità, ma anche alla speciale santità del suo stesso corpo verginale: «Tu, come fu scritto, apparisci "in bellezza", e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto domicilio di Dio; cosicché anche per questo sia poi immune dalla risoluzione in polvere; trasformato bensì, in quanto umano, nell'eccelsa vita della incorruttibilità; ma lo stesso vivo, gloriosissimo, incolume e dotato della pienezza della vita».(14) E un altro antico scrittore dice: «Come gloriosissima Madre di Cristo, nostro Salvatore e Dio, donatore della vita e dell'immortalità, è da lui vivificata, rivestita di corpo in un'eterna incorruttibilità con lui, che la risuscitò dal sepolcro e la assunse a sé, in modo conosciuto da lui solo».(15)
Con l'estendersi e l'affermarsi della festa liturgica, i pastori della chiesa e i sacri oratori, in numero sempre maggiore, si fecero un dovere di precisare apertamente e con chiarezza il mistero che è oggetto della festa e la sua strettissima connessione con le altre verità rivelate.
L'insegnamento dei teologi
Tra i teologi scolastici non mancarono di quelli che, volendo penetrare più addentro nelle verità rivelate e mostrare l'accordo tra la ragione teologica e la fede cattolica, fecero rilevare che questo privilegio dell'assunzione di Maria vergine concorda mirabilmente con le verità che ci sono insegnate dalla sacra Scrittura.
Partendo da questo presupposto, presentarono per illustrare questo privilegio mariano diverse ragioni, contenute quasi in germe in questo: che Gesù ha voluto l'assunzione di Maria al cielo per la sua pietà filiale verso di lei. Ritenevano quindi che la forza di tali argomenti riposa sulla dignità incomparabile della maternità divina e su tutte quelle doti che ne conseguono: la sua insigne santità, superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; l'intima unione di Maria col suo Figlio; e quell'amore sommo che il Figlio portava alla sua degnissima Madre.
Frequentemente poi s'incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri,(16) per illustrare la loro fede nell'assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più Asunción de María_4_1.jpgusati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: «Vieni o Signore, nel tuo riposo; tu e l'Arca della tua santificazione» (Sal 131, 8), e vedono nell'Arca dell'Alleanza fatta di legno incorruttibile e posta nel tempio del Signore, quasi una immagine del corpo purissimo di Maria vergine, preservato da ogni corruzione del sepolcro ed elevato a tanta gloria nel cielo. Allo stesso scopo descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44, 10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici «che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d'incenso» per essere incoronata (Ct 3, 6; cf. 4, 8; 6, 9). L'una e l'altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli.
Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l'assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell'Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l'apostolo Giovanni contemplò nell'isola di Patmos (Ap 12, 1s). Così pure, fra i detti del Nuovo Testamento, considerarono con particolare interesse le parole «Ave, o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu fra le donne» (Lc 1, 28), poiché vedevano nel mistero dell'assunzione un complemento della pienezza di grazia elargita alla beatissima Vergine, e una benedizione singolare in opposizione alla maledizione di Eva.
Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; - non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, - perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. «Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc 1, 28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi».(17)
Tra i sacri scrittori poi che in questo tempo, servendosi di testi scritturistici o di similitudini ed analogie, illustrarono e confermarono la pia sentenza dell'assunzione, occupa un posto speciale il dottore evangelico, s. Antonio da Padova. Nella festa dell'Assunzione, commentando le parole d'Isaia: «Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi» (Is 60, 13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. «Con ciò si ha chiaramente - dice - che la beata Vergine è stata assunta col corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore». Perciò scrive il Salmista: «Vieni, o Signore, nel tuo riposo, tu e l'Arca della tua santificazione». Come Gesù Cristo, dice il santo, risorse dalla sconfitta morte e salì alla destra del Padre suo, così «risorse anche dall'Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al talamo celeste».(18)
La dottrina di s. Alberto Magno e di S. Tommaso d'Aquino
Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, s. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla s. Scrittura, la tradizione, la liturgia e la ragione teologica, conclude: «Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero».(19) E in un discorso tenuto il giorno dell'Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell'angelo: «Ave, o piena di grazia ...», il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta.(20)
Il dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la chiesa cattolica che insieme all'anima è stato assunto al cielo anche il corpo di Maria.(21)
L'interpretazione di s. Bonaventura
Dello stesso parere è, fra molti altri, il dottore serafico, il quale ritiene assolutamente certo che, come Dio preservò Maria santissima dalla violazione del pudore e dell'integrità verginale nella concezione e nel parto, così non ha permesso che il suo corpo si disfacesse in putredine e cenere.(22) Interpretando poi e applicando in senso accomodatizio alla beata Vergine queste parole della s. Scrittura: «Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto?» (Ct 8, 5), così ragiona: «E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. ... Poiché infatti ... la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l'anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l'anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione».(23)
Il pensiero della Scolastica nel secolo XV
Nella tarda scolastica, ossia nel secolo XV, s. Bernardino da Siena, riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già Assunçao de Maria_1.jpgproposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell'anima e del corpo - per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli - esige apertamente che «Maria non debba essere se non dov'è Cristo»;(24) inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l'anima e il corpo, come dell'uomo, così anche della donna; infine il fatto che la chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire «quasi una riprova sensibile».(25)
La conferma dei più recenti scrittori sacri
In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati, s. Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe credere che l'arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l'alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi».(26)
Parimenti s. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non é lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s'impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso ?».(27)
E s. Alfonso scrive: «Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito».(28)
Chiarito però ormai il mistero che è oggetto di questa festa, non mancarono dottori i quali piuttosto che occuparsi delle ragioni teologiche, dalle quali si dimostra la somma convenienza dell'assunzione corporea della beata Vergine Maria in cielo, rivolsero la loro attenzione alla fede della chiesa, mistica Sposa di Cristo, non avente né macchia, né grinza (cf. Ef 5, 27), la quale è detta dall'apostolo «colonna e fondamento della verità» (1 Tm 3, 15) e appoggiati a questa fede comune ritennero temeraria per non dire eretica, la sentenza contraria. Infatti s. Pietro Canisio, fra non pochi altri, dopo avere dichiarato che il termine assunzione significa la glorificazione non solo dell'anima, ma anche del corpo e dopo aver rilevato che la chiesa già da molti secoli venera e celebra solennemente questo mistero mariano dell'assunzione, dice: «Questa sentenza è ammessa già da alcuni secoli ed è issata talmente nell'anima dei pii fedeli e così accetta a tutta la chiesa, che coloro che negano che il corpo di Maria sia stato assunto in cielo, non vanno neppure ascoltati con pazienza, ma fischiati come troppo pertinaci, o del tutto temerari e animati da spirito non già cattolico, ma eretico».(29)
Contemporaneamente il dottore esimio, posta come norma della mariologia che «i misteri della grazia, che Dio ha operato nella Vergine, non vanno misurati secondo le leggi ordinarie, ma secondo l'onnipotenza di Dio, supposta la convenienza della cosa in se stessa, ed esclusa ogni contraddizione o ripugnanza da parte della s. Scrittura»(30) fondandosi sulla fede della chiesa tutta, circa il mistero dell'assunzione, poteva concludere che questo mistero doveva credersi con la stessa fermezza d'animo, con cui doveva credersi l'immacolata concezione della beata Vergine; e già allora riteneva che queste due verità potessero essere definite.
Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l'alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo, con l'anima, ma neppure col corpo - colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l'eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto.
Maria è la nuova Eva
Ma in particolare va ricordato che, fin dal secolo II, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com'è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell'apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale: perché, come dice lo stesso apostolo, «quando... questo corpo mortale sarà rivestito dell'immortalità, allora sarà adempiuta la parola che sta scritta: è stata assorbita la morte nella vittoria» (1 Cor 15, 54).
In tal modo l'augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l'eternità «con uno stesso decreto»(31) di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli (cf. 1 Tm 1, 17).
Le ragioni del nuovo dogma
Poiché la chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell'orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell'assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo - verità fondata sulla s. Scrittura, insita profondamente nell'animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi - riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine.
Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell'assunzione sarà di grande vantaggio all'umanità intera, perché renderà gloria alla santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti iASSUNÇAO DE MARIA_4.jpgcristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l'unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l'aumento del proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all'esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione.
La coincidenza provvidenziale poi di questo solenne evento con l'Anno santo che si sta svolgendo, Ci è particolarmente gradita; ciò infatti Ci permette di ornare la fronte della vergine Madre di Dio di questa fulgida gemma, mentre si celebra il massimo giubileo, e di lasciare un monumento perenne della nostra ardente pietà verso la Regina del cielo.
La solenne definizione
«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.
Affinché poi questa Nostra definizione dell'assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.
A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma, presso S. Pietro, nell'anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell'anno dodicesimo del Nostro pontificato.
Noi PIO, vescovo della chiesa cattolica, così definendo abbiamo sottoscritto
(1) PIUS PP. XII, Const. apost. Munificentissimus Deus qua fidei dogma definitur Deiparam Virginem Mariam corpore et anima fuisse ad caelestem gloriam assumptam, 1 novembris 1950: AAS 42(1950), pp. 753-771.
La glorificazione di Maria nella sua corporea assunzione è verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani, come dimostrano lungo il corso dei secoli innumerevoli forme di specifica devozione, ma soprattutto il linguaggio della liturgia dell'Oriente e dell'Occidente. I santi padri e i dottori della chiesa, facendosi eco della liturgia, nelle feste dell'Assunta parlano chiaramente della risurrezione e glorificazione del corpo della Vergine, come di verità conosciuta e accettata da tutti i fedeli. I teologi, trattando di questo argomento, dimostrano l'armonia tra la fede e la ragione teologica e la convenienza di questo privilegio, servendosi di fatti, parole, figure, analogie contenuti nella sacra Scrittura. Accertata così la fede della chiesa universale, il papa ritiene giunto il momento di ratificarla con la sua suprema autorità.
(2) Petitiones de Assumptione corporea B. Virginis Mariae in Caelum definienda ad S. Sedem delatae, 2 voll., Typis Polyglottis Vaticanis, 1942.
(3) Bulla Ineffabilis Deus: Acta Pii IX, pars I, vol. 1, p. 615; EE 2/app.
(4) Cf. CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 4: COD 808-809.
(5) CONC. VAT. I, Const. dogm. Pastor aeternus de Ecclesia Christi, c. 4: COD 816.
(6) CONC. VAT. I, Const. dogm. Dei Filius de fide catholica, c. 3: COD 807.
(7) Litt. enc. Mediator Dei: AAS 39(1947), p. 541; EE 6/475.
(8) Sacramentarium Gregorianum.
(9) Menaei totius anni.
(10) Liber Pontificalis.
(11) Ibidem.
(12) Responsa Nicolai Papae I ad consulta Bulgarorum, 13 nov. 866.
(13) S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 14; cf. etiam ibid., n. 3.
(14) S. GERMANUS CONST., In sanctae Dei Genetricis Dormitionem, sermo I.
(15) Encomium in Dormitionem sanctissimae Dominae nostrae Deiparae semperque Virginis Mariae (S. Modesto Hierosol. attributum), n. 14.
(16) Cf. S. IOANNES DAMASCENUS, Encomium in Dormitionem Dei Genetricis semperque Virginis Mariae, hom. II, 2, 11; Encomium in Dormitionem... (S. Modesto Hierosol. attributum).
(17) AMEDEUS LAUSANNENSIS, De Beatae Virginis obitu, Assumptione in Caelum, exaltatione ad Filii dexteram.
(18) S. ANTONIUS PATAV., Sermones dominicales et in solemnitatibus. In Assumptione S. Mariae Virginis sermo.
(19) S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale sive quaestiones super Evang. "Missus est", q. 132.
(20) S. ALBERTUS MAGNUS, Sermones de sanctis, sermo XV: In Annuntiatione B. Mariae; cf. etiam: Mariale, q. 132. ,
(21) Cf. Summa theol., III, q. 27, a. 1 c.; ibid., q. 83, a. 5 ad 8; Expositio salutationis angelicae; In symb. Apostolorum expositio, art. 5; In IV Sent., D. 12, q. 1, art. 3, sol. 3; D. 43, q. 1, art. 3, sol. 1 et 2.
(22) Cf. S. BONAVENTURA, De Nativitate B. Mariae Virginis, sermo 5.
(23) S BONAVENTURA, De Assumptione B. Mariae Virginis, sermo 1.
(24) S. BERNARDINUS SENENSIS, In Assumptione B.M. Virginis, sermo 2.
(25) IDEM, l.c.
(26) S. ROBERTUS BELLARMINUS, Conciones habitae Lovanii, concio 40: De Assumptione B. Mariae Virginis.
(27) Oeuvres de St François de Sales, Sermon autographe pour la fete de l'Assomption.
(28) S. ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, Le glorie di Maria, parte II, disc. 1.
(29) S. PETRUS CANISIUS, De Maria Virgine.
(30) SUAREZ F., In tertiam panem D. Thomae, quaest. 27, art. 2, disp. 3, sec. 5, n. 31.
(31) Bulla Ineffabilis Deus: l. c., p. 599; EE 2/app.

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