Omelia del giorno 29 Novembre 2009

I Domenica di Avvento (Anno C)

Vegliate e pregate, Gesù è vicino

Oggi inizia, fratelli e sorelle, il grande tempo dell'attesa di Dio che viene, ossia l'Avvento, il cammino verso il Santo Natale. Così avverte il profeta Geremia: “Ecco verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamato: Signore-nostra-giustizia” (Ger 33, 14-16).

Forse per tantissima gente, anche battezzata, e che quindi dovrebbe sentirsi immersa nella stessa vita di Dio, tanto da percepire la. celebrazione dell'anno liturgico come un'anticamera del Regno dei Cieli, di fatto queste parole - 'anno liturgico', 'Avvento' - sono concetti astratti, lontani dalla vita interiore, dall'esperienza quotidiana, tanto che non dicono nulla.

Quindi non si ritengono impegnati per nulla. Per molti l'Avvento diventa motivo di un rituale `pagano' che, strumentalizzando il sacro, traduce questo tempo, in una grande preparazione alla fiera delle parole, delle vanità, delle spese che conosciamo.

Proviamo invece ad entrare nel tempo di Avvento, per viverlo come un camminare sui passi della vita di Cristo, giorno per giorno, conformandoci a Lui: prima attendendoLo, poi faticando per arrivare a quella conoscenza che Lo farà esprimere, guardandoci, con le stesse parole che rivolse ai suoi apostoli nell'ultima cena: 'Non vi chiamo più servi, ma amici, perché tutto quello che il Padre mi ha rivelato, l'ho fatto conoscere a voi'.

Ricordiamoci come la Chiesa presenta l'anno liturgico: "La Santa Madre Chiesa – dichiara il Concilio – considera suo dovere celebrare con sacra memoria, in giorni determinati, nel corso dell'anno, l'opera della salvezza del Suo Sposo divino...Nel corso dell'anno, poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo, dall'Incarnazione e dalla Natività, fino all'Ascensione, al giorno della Pentecoste e all'attesa della beata speranza e del ritorno del Signore"

Possiamo allora affermare con serenità che oggi, prima domenica di Avvento, inizia l'attesa della venuta del Signore. Un'attesa dell'irrompere di Dio nella nostra vita.

Che gran giorno dovrebbe essere quello in cui Gesù entra nella nostra vita, ci forgia nella sua conoscenza fino a fare sparire le pericolose croste che si sono addensate sulla nostra bellezza, così come è uscita dal Cuore di Dio, creandoci: 'croste' che ci fanno prendere la figura di una roccia stanza vita o di un clown senza verità e storia o di un fiume inaridito o di chi sa solo raccontare ciò che non ha futuro.

Quando Gesù, venendo tra noi, si fa vicino, bussa alla nostra porta, attende che noi apriamo.

Per questo, come in ogni attesa, occorre stare con le orecchie aperte, con l'animo sospeso, per percepire i passi della persona cara che si avvicina, spezzando il silenzio della notte, con il respiro della sua presenza.

Così Gesù ci avverte della Sua venuta nel Vangelo di Luca:

"In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: `Vi saranno segni nel cielo, nel sole, nella luna, nelle stelle e sulla terra angoscia di popoli, in ansia per il fragore del mare e dei suoi fluiti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia della terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo" (Lc 21, 25-36).

Nel Vangelo Gesù ci ammonisce su quanto avverrà nella sua ultima venuta alla fine dei tempi.

Ma noi sappiamo che a quel giorno ci prepariamo ora, perché la vita è un continuo 'tempo di avvento', attesa di Dio.

Viene da domandarsi seriamente. interessa ancora qualcuno l'amore di Dio che si fa vicino, come uno di noi, con il Natale di Suo Figlio Gesù?

Fa ancora sussultare il cuore di gioia sapere che - anche se praticamente non ne teniamo conto -siamo con certezza 'nel Cuore del Padre'?

Riempie ancora di sorriso la nostra vita il desiderio - almeno - di avere Dio vicino? Con la solita grandezza di fede Paolo VI affermava:

"Oggi gli uomini tendo a non cercare più Dio. Tutto si cerca, ma non Dio. Anzi, si nota quasi il proposito di escluderLo, di cancellare il Suo Nome e la Sua memoria da ogni manifestazione della vita, dal pensiero, dalla scienza, dalle attività della società: tutto deve essere laicizzato, non solo per assegnare al sapere e all'azione dell'uomo il campo loro proprio, ma per rivendicare all'uomo un'autonomia assoluta, una sufficienza paga dei soli limiti umani, fiera di una libertà resa cieca di ogni principio obbligante. Tutto si cerca, ma non Dio; Dio è morto - si dice - non ce ne occupiamo più. Ma Dio non è morto, è semplicemente perduto, perduto per tanti uomini del nostro tempo. Non varrebbe la pena di cercarLo? Ecco il grande momento dell'Avvento! Tutto di fatto si cerca: le cose vecchie e quelle nuove; le cose difficili e le cose inutili; le cose buone e quelle cattive. Perché non cercare Dio? Non è Egli il 'valore' che merita la nostra ricerca? Non è forse Dio una realtà che esige una coscienza migliore? Non è forse Dio 'un problema', se piace chiamarlo così, che ci interessa da vicino? Il nostro pensiero? La nostra coscienza? Il nostro destino? E se fosse inevitabile un giorno un nostro incontro personale con Lui? E se Egli fosse nascosto, proprio perché noi Lo dobbiamo cercare? Anzi, sentite, se fosse Lui, Dio, Dio stesso in cerca di noi?" (agosto 1970).

Incredibilmente stupenda, che la dice lunga su quanto Dio ci voglia bene e quanto voglia ad ogni costo incontrarci, la domanda che Paolo VI ci pone: E se fosse Dio a cercarci?

Credo proprio che l'Avvento sia il tempo in cui Dio cerca, in modo speciale, di farsi strada per trovare l'angolo di casa nostra dove poter finalmente nascere.

E che stupendo Natale, per noi, se trovasse posto!

Forse si nasconde dietro i dubbi o le sofferenze che tante volte rendono scura la nostra esistenza, come se la vita fosse una domanda in cerca di risposta.

Un fatto è certo: noi possiamo vivere ignorando Dio o mettendoLo nell'angolo delle cose da non valutare, e quindi superflue, ma Dio non ci abbandona. Lui, per riguardo alla nostra libertà di scelta, che ci ha donata, resta in attesa che noi apriamo gli occhi, sapendo finalmente scoprire il grande inganno che satana ha imbastito avvolgendo e accecando il nostro cuore con il materialismo e il consumismo.

Possono essere felicità le cose senz'anima, come il denaro o altro?

Se siamo sinceri, sentiamo che ci manca nella vita 'Qualcuno'. Niente ci affascina a lungo, né tantomeno ci riempie. Alla fine, se siamo onesti, dobbiamo affermare quanto dice il libro dei Proverbi: 'Vanità, tutto è vanità'.

Abbiamo davvero bisogno di Chi ci conduca oltre la vanità e povertà di questa terra, ma non sappiamo o non vogliamo metterci in ricerca.

L'Avvento è proprio il tempo in cui dovremmo aprire porte e finestre della nostra anima per sentire i 'passi' di Dio, che sta per venire tra di noi.

Non è da saggi nascondere a noi stessi la nostalgia del Padre, di dignità e valori veri di vita, di amicizia profonda tra noi, nostalgia di solidarietà e fraternità, che danno senso all'esistenza E ci accostano ancor più all'amore del Padre, nostalgia insomma di Dio.

Un desiderio di 'miracolo' è in fondo ad ogni anima; i critici moderni pare siano sempre in guardia per contestarne la veridicità, la realtà, ma di fatto hanno paura. Le persone profane ne sono le più avide e più curiose; i fedeli, si, sarebbero felici di vedere un miracolo, ma nello stesso tempo sanno che questo è una forma eccezionale e rarissima di cui il Signore a volte si serve per mettersi in contatto...

Il Signore ci vuole normalmente condurre a Sé, non per le vie di queste esperienze eccezionali, ma visibili. Egli segue altre vie, spirituali e morali: quella della fede, dell'amore, dell'esempio dei santi, da cui traspare il loro rapporto con Dio.

In questo tempo di Avvento, di attesa, proviamo a metterci sui passi della Madonna.

Maria sapeva di portare nel seno Qualcuno che veniva direttamente dal Cielo: 'opera dello Spirito Santo', le aveva annunciato l'Angelo.

Nell'ultimo mese, che la separava dal Natale, cosa provava nell'attesa di quel Figlio, che veniva direttamente da Dio? La sua attesa certamente sarà stata un intenso desiderio di 'vedere' la meraviglia di questo Bambino. Dovrebbe essere così il nostro tempo di Avvento.

Ci ispiri, Maria SS.ma, gli stessi suoi sentimenti, per entrare nella grande gioia del Natale. Preghiamo:

Padre nei cieli, tutti guardiamo con attesa al futuro:

abbiamo bisogno di speranza.

Attorno a noi vediamo tanti problemi nelle persone,

nelle famiglie, nella vita sociale e politica.

A volte abbiamo l'impressione che il male sia più forte del bene,

che l'egoismo prevalga sull'amore,

che la discordia distrugga la pace.

Abbiamo bisogno di speranza.

Nel Tuo Figlio, fatto uomo per noi, Tu ci hai fatto una promessa di bene: rafforza la nostra fiducia in Te, alimenta la nostra speranza.

A tutti un augurio di vivere l'Avvento, come attesa di Dio tra noi.

Antonio Riboldi - Vescovo –

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email: riboldi@tin.it