sabato 31 gennaio 2009

Oggi 31 gennaio don Bosco e San Ciro


Sono napoletana, la mia è una terra tenace, una terra con cuore di pietra, nella quale Dio sembra che colga l’antica promessa… "Vi daro’ un cuore nuovo, mettero’ dentro di voi uno spirito nuovo, togliero’ da voi il cuore di pietra e vi daro’ un cuore di carne. Porro’ il mio Spirito dentro di voi e faro’ si’ che camminiate nei miei statuti e che osserviate e mettiate in pratica le mie leggi". (Ez. 36, 26-27). Infatti il Signore ha benedetto questa terra, donando numerose anime, che hanno, in questi ultimi tempi, chiamato a Dio numerosissime folle di fedeli. Tutti ricordiamo San Gennaro che si rivolse al Signore per far cessare la lava del Vesuvio, e tre volte l'anno (il sabato precedente la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre e per tutta l'ottava delle celebrazioni in onore del patrono, ed il 16 dicembre durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall'arcivescovo i fedeli accorrono per assistere al "miracolo della liquefazione del sangue di san Gennaro". La liquefazione del liquido durante la cerimonia è ritenuto foriero di buoni auspici per la città; al contrario, si ritiene che la mancata liquefazione sia presagio di eventi fortemente negativi, Giuseppe Moscati, medico di corpi e di anime autore di numerosissime grazie che sono state concesse per sua intercessione, don Dolindo Ruotolo "O vicchiariello da Madonna" che non solo riempie di doni la nostra città per le sue preghiere che arrivano dal Cielo e penetrano nei nostri cuori fino a donarci tanquillità... don Dolindo ha lasciato un testamento dove dice: "Chi si reca alla mia tomba e bussa ad essa con colpetti io poterò personalmente a Dio le vostre richieste"... Meraviglia delle meraviglie.Don Dolindo ha commentato l' intera Sacra Scrittura che è consultata da tutto il Clero,; poi c'è San Ciro... Medico e Chirurgo grande traumaturca che ha operato tantissime guarigioni per sua intercessione... e tanti altri fari di luce che illuminano la nostra città... per credenti e non credenti... Infatti se la notte vi affacciate sul lungomare noterete la luce che contrasta il colore del cielo e del mare diventando di un verde prato... quella è la luce dei nostri santi protettori che con i loro fari illuminano la nostra bella Napoli!. Infatti c'è un detto napoletano che tutti conoscono: "Vedi Napoli e poi, muori". Carissimi, presentate anche voi la vostra città... i vostri Santi protettori, anche questo è un modo di crescere spiritualmente.


Maria Maitrini

San Ciro

San Ciro insieme a san Gennaro e' uno dei santi piu' venerati in Campania. Le sue reliquie sono custodite nella Chiesa del Gesù Nuovo, leggiamo insieme la sua storia

San Ciro è uno dei santi piu’ venerati in campania, e’ patrono delle città di Portici e di Vico Equense. Nell’epoca in cui visse il cristianesimo cominciava a diffondersi e a poco a poco, coloro che gli si avvicinavano vivevano con fervore la loro fede ed affrontavano ogni genere di difficoltà e, se era necessario, difendevano col sangue il proprio credo. I Martiri erano gli eroi della Chiesa primitiva, e i loro corpi venivano gelosamente custoditi e venerati.








S.Ciro conforta i cristiani prossimi al martirio

San Ciro era nato e viveva ad Alessandria d’Egitto, allora una delle città più importanti dell’antichità, centro culturale e fiorente, perché, posta tra l’oriente e l’occidente, attirava uomini di tutte le razze. Era ricca di mercati, musei, monumenti, centri di studio. Famosa era la sua Biblioteca, prima che venisse distrutta dagli arabi. Alessandria d’Egitto nulla aveva da invidiare alle grandi città del tempo, compresa Roma. Celebre era pure la scuola di Medicina, dove aveva studiato anche Galeno.

Sappiamo dalla tradizione che S.Ciro era un medico valente che - come dice S.Sofronio - dirigeva quello che ora noi chiamiamo un ambulatorio, dove venivano curati soprattutto i poveri.

Praticando l’arte della medicina si guadagnò l’appellativo di medico anargiro, cioè senza argento. Era infatti sua abitudine prestare le proprie cure a tutti, soprattutto ai poveri, ai quali non veniva chiesta alcuna ricompensa in cambio.
In quel tempo ad Alessandria, oltre i medici, pullulavano astrologi, maghi e indovini, che spesso causavano disordini e rivolte. L’imperatore Diocleziano, che da poco aveva sedato la rivolta di Achilleo VIII, non poteva tollerare questi ciarlatani, e presto cominciò a perseguitarli, distinguendo poco tra medici e maghi. S.Ciro fu costretto quindi a lasciare la città e si ritirò in Arabia, a est del fiume Nilo.

Nella solitudine poté dedicarsi totalmente alla preghiera e alla meditazione, dando origine a quella forma di vita monastica di cui, in seguito, S.Antonio Abate sarà considerato il fondatore.
Giovanni, nato ad Edessa fu il suo primo discepolo, un ex soldato, cheaveva militatonell’esercito romane e che convertitosi alla fede cristiana aveva poi lasciato.Con S.Ciro per quattro anni, si dedicò anche lui alla preghiera e alla meditazione, e quando il maestro decise di tornare ad Alessandria lo seguì.

La persecuzione di Diocleziano contro i cristiani imperversava e anche nelle cittadine vicine c’erano carcerazioni, minacce e condanne a morte, cosi’ S.Ciro tornò per sostenere i cristiani minacciati e imprigionati, e con Giovanni si fermò a Canòpo, località distante una ventina di chilometri da Alessandria, per sostenere nella fede Atanasia e le sue tre figlie, Eudossia, Teodota e Teotiste che erano state catturate dai soldati romani..

Qui subirono le stesse terribili torture riservate ai cristiani in questi casi: vennero bastonati, bruciati con fiaccole e, per straziarli dal dolore, le loro carni piagate furono cosparse di aceto e sale.
La tradizione della Dimostranza tramanda che San Ciro sia stato immerso nella pece bollente e che, essendo sopravvissuto a questo supplizio, sia stato decapitato. Il martirio avvenne il 31 gennaio 303

Era il 31 gennaio del 303 (o 312, come alcuni storici sostengono). I cristiani raccolsero i corpi dei martiri e - come ci assicura S.Onofrio - li seppellirono in una basilica eretta in onore di S.Marco.
Intanto la devozione per i santi Ciro e il suo compagno Giovanni si estendeva sempre più, e da ogni parte si correva al loro sepolcro. Quando poi gli arabi occuparono l’Egitto, verso la metà del VII secolo, non si sa bene cosa successe, ma poiché vicino a Canòpo era sorto un villaggio chiamato Aboukir, si pensa che tale nome provenga da Abba Kyr, cioè “Padre Ciro”, essendo il Martire ritenuto da tutti un vero padre.







S.Ciro

Dall‘Egitto le spoglie dei martiri furono portate a Roma, e quando i gesuiti costruirono a Napoli la chiesa del Gesù Nuovo, le reliquie dei corpi dei santi Ciro e Giovanni furono traslate in questa città insieme ai resti di altri santi martiri. Ma i santi Ciro e Giovanni erano già venerati a Napoli dai gruppi di origine egiziana, che da secoli operavano in città.

Verso il 1675 giunse a Napoli, nella residenza dei gesuiti, S.Francesco de Geronimo, che nella sua predicazione mise di nuovo in auge il culto dei santi martiri Ciro e Giovanni. Ne chiuse alcune reliquie in una teca d’argento, e nelle predicazioni e missioni popolari se ne serviva per benedire e segnare gli ammalati. Gli effetti furono strabilianti: si ottenevano guarigioni di ogni genere e anche gli animali e i raccolti ne beneficiavano.

Da ogni parte grandi folle - come narrano le cronache del tempo - accorrevano alla chiesa del Gesù Nuovo per venerare il corpo di San Ciro. L’11 maggio del 1716 S.Francesco de Geronimo morì, ma la devozione a S.Ciro si era ormai radicata nel popolo, e proseguì anche quando i gesuiti furono costretti per lunghi periodi a lasciare Napoli.

La festa dei due martiri egiziani Ciro e Giovanni si celebra ancora adesso ogni 31 gennaio, con grande affluenza di fedeli, ma nel corso dell’anno ogni giovedì è dedicato, nella chiesa del Gesù Nuovo, alla loro memoria.