giovedì 24 dicembre 2009

Vi annuncio una grande gioia: è Natale


Omelia del 25 Dicembre 2009

Natale del Signore

Vi annuncio una grande gioia: è Natale

Il Natale di Gesù è sempre stato un giorno di particolare festa, dolcezza e voglia di pace, come se quella notte di Betlemme, con tutto il suo divino fascino, non avesse perso nulla dell'incommensurabile Evento, che vedeva Dio in persona 'gridarci' qui, ora, sempre, quanto è profondo, fedele ed immenso il Suo Amore per noi.

E- tanta la dolcezza del Natale che quasi la si tocca con mano: è come avere riscoperto in noi la bellezza di essere amati da Chi è Amore ed origine di amore, Dio.

E risuona, come fosse un presente, il canto degli Angeli: 'Gloria a Dio nel cielo e pace in terra a tutti gli uomini che Dio ama'.

Accostarsi al Natale con fede, meglio ancora 'vivere' il S. Natale, è provare la grandissima gioia dei pastori, che obbedirono all'invito dell'Angelo di andare alla grotta, perché là era nato il Salvatore del mondo, Gesù, il Figlio di Dio.

E Dio sa come il nostro tempo abbia davvero bisogno di tornare ad avere fiducia e credere nell'incredibile e meraviglioso Dono, che è Gesù, nato tra noi, per stare per sempre con noi. Sappiamo tutti come nella mente del Padre la creazione dell'uomo avesse un solo scopo: riempire il Cielo di noi, Sue creature e figli, formati a Sua immagine e somiglianza.

Creature che, secondo il progetto del Padre, avrebbero dovuto partecipare alla Sua stessa gioia ed immortalità. E così fece. Ma l'amore è sempre, per sua natura, un dono che viene dato gratuitamente ed accoglierlo è esercizio di libertà - non può essere che così. Non si ama né si corrisponde all'amore per forza. Mai. Non sarebbe più amore.

Ed è l'amore - questa vera somiglianza con Dio, se abbiamo conservato l'immagine della nostra creazione, senza farla distruggere dalla superbia, come i nostri progenitori - la grande ed inestinguibile sete di ogni uomo.

Possiamo avere poco o nulla, ma quando si è amati e si ama ci si sente davvero ricchi.

Ma l'amore è anche una 'conquista': ha sempre bisogno di 'fare pulizia' della nostra grettezza, che si perde in tante cose, che amore non sono.

Il Natale è una grande occasione: è la scoperta sorprendente dell'Evento più stupendo per noi uomini. É Dio che, di fronte all'uomo, resosi per superbia 'esule', privo della vera sua ragione di esistere, l'amore del Padre, fa il primo passo, scioglie la nostra solitudine venendo tra noi, condividendo tutto della nostra povertà senza di Lui.

Lasciamoci coinvolgere e sorprendere dalla Sua visita, attraverso il racconto che ne fa l'evangelista

Luca: 'Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea, salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare con Maria sua sposa che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'albergo.

C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse: 'Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore. Questo per voi un segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia'.

E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 'Gloria a Dio nel più alto dei cieli e Pace in terra agli uomini che Egli ama'.

Andarono senza indugio e,. trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino che giaceva nella mangiatoia... I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio, per tutto quello che avevano udito e visto" (Lc. 2, 1-20).

Ma quella notte santa, il Natale, non è un fatto storico irrepetibile, come di altri tempi.

È l'Evento divino destinato oggi a noi, forse increduli o forse assetati di una gioia che cerchiamo là dove non può essere, o di cui troviamo un assaggio, quando incontriamo qualcuno o tanti che ci amano ed amiamo, perché si può vivere con poco, ma mai senza amore.

Un segno della necessità di amare, facendosi vicini a chi non è amato, è la grande diffusione di gesti di carità verso i poveri, in tutte le città e chiese.

Più che un augurio dovrebbe essere un segno, una certezza di fede, che i poveri altro non sono che Gesù che ci attende nella povertà della mangiatoia.

C'è nel Vangelo una piccola frase, che descrive il rischio, che tutti corriamo, di rifiutare Gesù nel povero: Non c'era posto per loro in albergo'. Come si vorrebbe fosse sempre evitato questo atteggiamento, che causa sofferenza, ma anche 'impoverisce' e danneggia chi vive il rifiuto dei fratelli!

Ultimamente la FAO ha posto davanti alla coscienza di tutti che nel nostro mondo più di un miliardo di uomini patiscono la fame e, se non erro, ben 17.000 bambini muoiono di fame ogni giorno. Per loro non c'è posto per il Natale!

Credo sia necessario che Gesù, presentatosi povero tra noi, ritrovi tra noi 'gli angeli' che annunziano a chi soffre che Lui è venuto anche per loro. Dobbiamo davvero riappropriarci del Natale come una rivelazione dell'amore di Dio per tutti e per ciascuno e diventare così ambasciatori di giustizia, di solidarietà, perché nessuno sia escluso dalla gioia di Dio.

Dice S. Paolo: 'A Natale apparve la bontà e l'amore di Dio Salvatore nostro verso tutti gli uomini. È il segreto di Dio che si è svelato in Gesù Cristo. Dio è bontà. Dio è amore.'

Vorrei ripensassimo a S. Francesco che andava in estasi davanti al presepio e fossimo folgorati di meraviglia e di commozione davanti a questa scoperta dell'Amore, che ci può trasformare. Ripeto: noi siamo amati da Dio!,

Comprendiamo il filosofo Pascal che esclamava: 'Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia. Perché il Verbo di Dio si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi!'.

L'augurio è che anche noi possiamo essere colmati da tale Gioia.

La nostra preghiera a Natale:

"Siamo qui, Padre buono, accanto al presepio,

segno povero ed umile della Presenza viva di Gesù in mezzo a noi.

Noi contempliamo in questo Bambino la Parola che Tu hai pronunciato sull'umanità per salvarla dalla tristezza, dall',egoismo, dall'ingiustizia.

Con Lui è rinata la speranza sulla terra

di vedere realizzati i Tuoi progetti di amore, di pace e di fratellanza universale. Grazie Padre. Grazie, Signore Gesù!

Ancora una volta Ti gridiamo: `Maranathà! Torna Gesù, Signore nostro!

NB: Voglio assicurare tutti voi, che mi seguite nella ricerca di Gesù, accogliendo l-invito degli Angeli ai pastori, che a Natale tutti, ma proprio tutti, vi avrò vicini nella preghiera, perché a tutti e a ciascuno Dio doni la Sua Gioia e tanta Pace.

E grazie di cuore per fa vostra amicizia, così a me tanto cara e preziosa!

Antonio Riboldi - Vescovo –

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