Omelia del giorno 31 Gennaio 2010
IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)
Gesù cacciato dalla sinagoga
Ci sono momenti nella vita di un Pastore, a cominciare dal S. Padre, in cui sente necessario 'alzare la voce' per affermare la Verità, in un mondo che cerca di far valere la 'sua verità', che è menzogna e rischia di portare fuori strada tanti, voltando le spalle a Dio.
Sono momenti necessari e 'guai a me – dice l'Apostolo – se non predicassi!
Occorre avere la consapevolezza di cui parla il Profeta Geremia oggi: "Prima di formarti – dice il Signore – nel grembo materno, ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato, ti ho stabilito profeta delle nazioni. Tu, dunque, cingiti i fianchi, alzati e dì loro tutto ciò che ti ho ordinato; non spaventarti alla loro vista, altrimenti ti farò temere davanti a loro. Ed ecco oggi faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo, contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i sacerdoti e il popolo del paese Ti muoveranno guerra, ma non ti vinceranno, perché Io sono con te per salvarti" (Gr. 1, 4-19).
Sono i momenti in cui bisogna ricordare agli uomini la verità della vita, quella che esce dalla bocca di Dio ed investe, o dovrebbe investire, ciascuno, fino a tornare alla vera via della vita.
Sono i momenti in cui bisogna usare il 'bisturi', in piaghe che potrebbero minacciare non solo l'esistenza fisica, ma la stessa esistenza spirituale, se non si interviene. Succede quando ci sono atteggiamenti di singoli o di comunità, che sono in netto contrasto con la verità e la legge dell'amore, arrivando, a volte, a creare una cultura che chiama onesto l'immorale, necessità ciò che invece è crimine. Come è stato da noi il divorzio, l'aborto, la lotta 'civile' per l'eutanasia', come il fare intendere che l'uso delle droghe non fa male!!! Come la catena di delitti che insanguinano i nostri paesi, fin nelle famiglie - per 'futili motivi'!!! - la morte di milioni per fame - per la salvaguardia del benessere di pochi!!! - la smodata ricchezza, che non si cura per nulla della sempre più diffusa povertà.
Ci fu un tempo che qui, da vescovo, nel mio ambiente si uccideva o si intendeva l'estorsione come mercato lecito; ci si faceva battaglia per il commercio delle droghe. Di fronte a questa scalata di criminalità, nella gente comune sale la paura, fino a spegnere la voglia di gioia che abbiamo tutti. La paura, poi, rende diffidenti, timorosi gli uni degli altri. Fu cosi che a Natale decisi di farmi 'muro di bronzo' verso l'atmosfera velenosa che si respirava. Improvvisamente, come una sorpresa inattesa, le mura della città furono ricoperte di manifesti, che invitavano tutti a prendere posizione. L'avevo pensato molto, quel manifesto, scomodo ma necessario. Si intitolava 'Lettera agli uomini della camorra'. Tra l'altro dicevo: "Voi, uomini della camorra, chiunque siate, da troppo tempo, seguendo un sentiero che certamente non porta alla pace di Betlemme, ma ad una foresta di vendette, di resa dei conti, di loschi interessi, che hanno un solo nome 'crimini contro l'uomo', state riempiendo le nostre contrade impaurite di morti. Sparando contro gli uomini, forse senza saperlo, sparate contro la vostra stessa dignità di figli di Dio, contro Dio stesso che è sempre in ogni uomo. Sparate contro la vostra città, trasformando il canto natalizio `Tu scendi dalle stelle', in una pioggia di lacrime, di odio, di sangue e di paura. È questo forse il Natale che volete per voi, per i vostri cari, per noi? Questa è solo barbarie che vi disonora e distrugge. Ma ricordatevi bene, uomini della camorra, ci sono uomini e donne, giovani, che amano la libertà come diritto a crescere; vorrebbero vivere con amore, unica grandezza di ogni uomo; vorrebbero costruire la pace come sola via alla civiltà. Non hanno alcuna intenzione di farsi piegare dalla paura e dalla vostra crudeltà. Oppongono il coraggio delle persone oneste che credono nella civiltà dell'amore. Per voi non vogliamo né odio, né vendetta, né carcere, né morte: preghiamo solo che deponiate le armi della morte e l'assurda arroganza che esibite...".
Da molti di loro non fu accolta con molto favore, anzi si proposero la vendetta, per la paura che la gente desse ascolto alla lettera e cessasse di vivere nel timore. Pagai per anni il prezzo di essere scortato. Un duro prezzo, ma da quel momento iniziò il cammino verso la vera libertà, che è tuttora.
Vi fu il tempo in cui, sollecitato da molti uomini della camorra ad offrire la loro resa nella dissociazione, per poter in cambio evitare l'ergastolo, mi feci 'loro voce'. Furono momenti molto difficili, perché non ci fu accoglienza da parte delle autorità, solo qualche giudice accolse l'invito.
Questo continuo battersi per la giustizia anche nella Chiesa, da alcuni, non era ben visto, come fosse un danno alla serenità. Una sera, durante un incontro, alcuni mi dissero: 'Perché non te ne vai in un'altra diocesi: qui pochi ti assecondano o ti vogliono'. Pensai a quello che era accaduto a Gesù.
Oggi, c'è da notare che la Chiesa da tempo si distingue per la forza di gridare la verità contro gli errori, senza riguardo a nessuno, divenendo così la speranza dei poveri, dei perseguitati, dei malati di AIDS, dei tossicodipendenti e, in questi giorni, degli immigrati. Basta leggere la cronaca del nostro tempo. Sembra non si sia mai spento il grido di Giovanni Paolo II – che sempre mi faceva coraggio a non venir meno e ora si avvia agli onori degli altari – ad Agrigento, durante la sua visita pastorale in Sicilia: 'Non uccidete!'. Così come ogni volta ci incontravamo mi raccomandava : 'Non abbia paura!'.
Tanti oggi mi chiedono quale sia stata l'ispirazione, che mi portò a prendere certe posizioni.
Lo evidenziai in una lettera pastorale, scritta nei tempi duri, proprio rivolgendomi alla camorra. Un `imperativo' tratto dal profeta Isaia: 'Per amore del mio popolo non tacerò'.
Il Vangelo di oggi ci mostra come Gesù, dopo aver proclamato chi era – come abbiamo letto domenica scorsa. 'Lo Spirito del Signore mi ha mandato...' - , prima sorprende, poi discutono sulla sua identità e, alla fine, per la loro incredulità, viene cacciato e cercano di eliminarlo.
Incredibile, se non fosse che questo succede anche oggi con chi, dicendo la verità, smaschera l'ipocrisia. Ma è bene leggere con stupore e sofferenza il Vangelo:
"Gesù prese a dire nella sinagoga: 'Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi'. Tutti gli rendevano testimonianza ed erano ammirati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: 'Non è il figlio di Giuseppe?: Ma Egli rispose: 'Di certo voi mi citerete un proverbio: medico cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accade a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!: Poi aggiunse: 'Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e tre mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese, ma a nessuna di esse fu mandato il profeta Elia, se non alla vedova di Zarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro'.
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono presi da sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero sul ciglio sul quale la loro città era situata per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò" (Lc. 4, 21-30).
Si rimane allibiti, sconcertati, dal come i suoi concittadini passino dalla meraviglia, per le parole di Gesù, ad invitarlo quasi a dare spettacolo (assurdo per la sua divinità), sottolineando la sua provenienza povera, e infine, davanti alla risposta sincera di Gesù, che non era certo un esibizionista, manifestano la durezza del loro cuore: le parole chiare di Gesù immediatamente accendono un odio che non ha confini,. fino a volerlo gettare dal dirupo su cui poggia Nazareth!
Così commenta Paolo VI: "Gesù così incontra resistenza e ostilità. Ora un simile atteggiamento può essere riferito anche a noi oggi. Siamo per Cristo, oppure no? Rimaniamo cristiani o avviene il contrario? La Chiesa chiede a tutti noi: siete pronti a confermare vera la vostra adesione e fedeltà? Ma noi vorremmo rivolgere singolarmente a ciascuno di voi, per parlare con voce sommessa e dire: 'Tu accetti il Signore? Gli vuoi veramente bene? Pensi alle sue parole e le accetti? Sono vere per te, o passano come farfalle senza mèta? Sono effettivamente il colloquio tuo con Dio? Incalzano sopra di te e trovano posto nella tua vita?....ricordiamoci che la prima forma di negazione è il sistematico rifiuto di credere. C'è anche chi dice, come fecero nel Vangelo i compaesani di Nazareth: 'Signore, facci vedere un miracolo e allora crederò. Voglio vedere un segno come intendo io.' E se tutto questo non avviene si è pronti a cacciarlo dalla vita... Ma l'intero Vangelo, che è pieno di meraviglie, prove, luci, conferme, non aderisce al desiderio di quanti `tentano Dio'. Egli si dona con discrezione e totalità se ci si affida con fiducia" (21 marzo 1965).
Vorrei pregare Gesù, oggi, con le parole di Madre Teresa:
"Io credo nel tuo Amore, o mio Dio.
Guardando la Croce, fa' che possa vedere Gesù che inclina la testa
per dargli un bacio;
vedere il suo cuore aperto per offrirmi rifugio,
e non avere più paura, perché Tu mi ami e ci amiamo.
Anche se peccatori, Tu ci ami; il Tuo amore è fedele.
Resta con noi, Signore, sempre!"